Riguarda il "circuito informativo" che si sta creando nel web e, nelle argomentazioni della Spinelli, abbiamo trovato alcune analisi interessanti, ma "piegate" all'esigenza di conservazione "contro" un certo movimento politico che, nel circuito informativo della rete, ha trovato la sua genesi e la sua cifra di espressione.
Viziate da questa esigenza "confutativa" e "a priori", le "osservazioni" della Spinelli ci paiono perdere di coerenza e persuasività nello sviluppo che presceglie.
Ne riportiamo le parti più significative, espunte da riferimenti a partiti o personaggi politici, in modo da evitare l'aspetto "strumentale" e contingente che ci pare meno interessante.
Vediamo cosa dice nella parte "analitica" del fenomeno "web", con riguardo alla sua attitudine complessiva a generare partecipazione civile (come una nuova agorà effettiva e tangibile) e informazione libera (che non fa un soldo di danno, cosa su cui speriamo tanto che la Spinelli sia d'accordo):
Vediamo cosa dice nella parte "analitica" del fenomeno "web", con riguardo alla sua attitudine complessiva a generare partecipazione civile (come una nuova agorà effettiva e tangibile) e informazione libera (che non fa un soldo di danno, cosa su cui speriamo tanto che la Spinelli sia d'accordo):
"...c'è un'idea di democrazia diretta (nel pensiero "politico" che si sviluppa in rete, ndr.) che usa l'informazione non per seminare conoscenze ma per forgiare un pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo. Il suo mezzo non è più la televisione: questa scatola più che mai tonta, come la chiamano gli spagnoli".
Su questo punto sono naturali alcune obiezioni: è chiaro che, riferita alla precisa "forza politica" che, unica per ora, è emersa sulla rete, lo specifico effetto paventato, "il pensiero unico", non deriva del "mezzo", il web, ma dal "metodo" con cui, nel caso in questione, è stata utilizzato.
Ma, a sua volta, questo metodo non è il segno di un'emancipazione evolutiva (segnalata come sviluppo negativo per la democrazia dalla Spinelli) conseguenza necessaria della rete. Al contrario, questo "metodo" è stato sì CONSENTITO DALLA RETE, ma è il frutto simmetrico del pensiero unico sull'Italia, l'Europa, il mondo" che i media tradizionali ci hanno offerto.
E' insomma più il contraccolpo del modo di agire e di informare di quel "potere", politicamente connotato e assurto a governance incontestabile, che fa capo a questo pensiero unico mitizzato dai media tradizionali, PROPRIO SULL'EUROPA.
Anche quando si parla di "Italia" nel modo dei media "ufficiali", in effetti, si parla di Europa in modo "traslato", dato che dal mito dell'Europa e, in particolare dell'euro, che "loro" stessi, e non altri, hanno scelto di far coincidere con l'Europa, discendono sia la privazione, rispetto alle istituzioni democratiche costituzionali, della sovranità monetaria e fiscale, sia l'occultamento strisciante di tale privazione.
Questo mi obietterete è il "tema" di questo blog: ma a ben vedere non lo diciamo da un punto di vista "particolare".
Lo sarebbe se la Costituzione -il patto fondamentale alla base dello stesso concetto di democrazia "vivente" (e non astrattamente "parlata" dai giornalisti coinvolti nel predetto occultamento)- fosse solo uno degli aspetti possibili del pensiero politico del web.
Ma non lo è: e, prima ancora, non può esserlo, perchè la Costituzione è la madre di tutti i possibili aspetti della democrazia vivente.
E la democrazia costituzionale non coincide con il fatto che si voti: si estrinseca piuttosto nel fatto che le istituzioni elettive DECIDANO conformente agli obiettivi e alla tutela degli interessi indicati in Costituzione! Altrimenti le elezioni diventerebbero un vuoto rito a "copertura" di un patto democratico fondamentale in concreto ignorato.
E quali possono essere questi obiettivi e interessi tutelati dalla Costituzione e quindi obbligatoriamente dalle istituzioni?
E la democrazia costituzionale non coincide con il fatto che si voti: si estrinseca piuttosto nel fatto che le istituzioni elettive DECIDANO conformente agli obiettivi e alla tutela degli interessi indicati in Costituzione! Altrimenti le elezioni diventerebbero un vuoto rito a "copertura" di un patto democratico fondamentale in concreto ignorato.
E quali possono essere questi obiettivi e interessi tutelati dalla Costituzione e quindi obbligatoriamente dalle istituzioni?
Il benessere dei cittadini, il concetto stesso di cittadinanza e dei suoi contenuti di "diritto di prestazione" nei confronti dello Stato, l'estensione, costituzionalizzata anch'essa, di tali prestazioni ai diritti sociali imperniati sul valore del "lavoro".
Non ripeterermo ciò che costantemente viene qui analizzato e spiegato. Almeno non per i lettori abituali...
Semmai è la Spinelli a non rendersi conto che il pensiero unico sull'Europa ha generato una reazione, un contro-pensiero, che lei "teme", che "sembra" parlare di Italia e sembra alludere alle apparenti divisioni fra fazioni e presunte "visioni" della nostra vita politica, ma che necessariamente è il riflesso, in parte inconsapevole, di come non ci sia più la democrazia di governo fondata sul lavoro, proprio a causa della privazione della sovranità monetaria e, per corollario ormai conclamato e contrario alla stessa Costituzione, anche di quella fiscale.
Anzi, più esattamente, in omaggio alle teorie economiche che sono alla base di tale idea di privazione della sovranità, della propagazione di essa alla NEGAZIONE STESSA DEL RUOLO DELLO STATO COME ENTITA' RAPPRESENTATIVA DEI CITTADINI E DEL LORO VALORE UMANO, CENTRALE, DI LAVORATORI.
Ma l'effetto divorante (della democrazia) del pensiero unico sull'Europa non si ferma a questo.
L'inganno-occultamento di questa eversiva realtà "di fatto compiuto", nella quale la maggioranza dei cittadini, deprivati, non pare volersi risvegliare, è che chiunque, nelle forze politiche tradizionali come in quelle nuove, ma simmetriche, nate sul web, non parli della perdita della sovranità fondamentale, del contenuto incomprimibile della cittadinanza, dello svuotamento del ruolo costituzionale dello Stato, finisce per offrire parole vuote che tali si riveleranno, inevitabilmente, alla prova dei fatti e dei risultati drammatici, per il benessere generale, che essi genereranno.
E su questo mi limito a richiamare la frettolosità con cui si continua ad attribuire- da parte dei media ufficiali come pure della opposizione "simmetrica" nata sul web- un ruolo centrale nella crisi al debito pubblico (e quindi alla spesa pubblica associata in automatico alla corruzzZzione), senza mai considerare l'aspetto della interdipendenza dei saldi "settoriali". Eppure sono, da entrambe le parti, così sicuri delle rispettive affermazioni sulle cause dell'attuale crisi...
E su questo mi limito a richiamare la frettolosità con cui si continua ad attribuire- da parte dei media ufficiali come pure della opposizione "simmetrica" nata sul web- un ruolo centrale nella crisi al debito pubblico (e quindi alla spesa pubblica associata in automatico alla corruzzZzione), senza mai considerare l'aspetto della interdipendenza dei saldi "settoriali". Eppure sono, da entrambe le parti, così sicuri delle rispettive affermazioni sulle cause dell'attuale crisi...
Non serve allora, come fa ancora la Spinelli, ragionare sul "soffio" della parola "lavoro" in un contesto (la campagna elettorale) che, negli atti già adottati dalle nostre istituzioni prone all'Europa, e in quelli che promettono comunque di adottare in nome di essa, implica necessariamente l'accettazione supina della ideologia economica che nega il lavoro e lo vede come un ostacolo,una mancanza di flessibilità e di "adeguatezza" ai tempi e ai modelli che confusamente, anzi occultamente, ci hanno voluto imporre:
"...In ogni mutazione c'è qualcosa da preservare, da non uccidere. Altrimenti entriamo nella logica del potere indiscutibile, legibus solutus, anelato da xxxx. A questa mutazione, i partiti più o meno vecchi reagiscono spesso con lo smarrimento, se non l'afonia. Non gridano, è vero. Il centro-sinistra in particolare ripudia il modernismo della personalizzazione: ci sono anacronismi che durano ben più del Nuovo. Ma sul mondo che cambia è terribilmente indietro, senza vocabolari né inventività. Tanti cittadini sono delusi dal ceto politico.
Reagiscono moltiplicando le richieste di rendiconto, con rotolanti cori di «perché». Chiedere « un po'più di lavoro», come fa xxxx, è un soffio quasi inudito."
Il modernismo che crea il rigetto non è quello della "personalizzazione": la gente non è certo impoverita a causa di essa.
E "legibus solutus" non è questo o quel politico, ma chiunque riproponga acriticamente il pensiero unico dell'Europa, dato che esso nega in blocco la legittimazione democratica di tutte le leggi: cioè la Costituzione.
Per questo la Spinelli non pare accorgersi che il problema non è quello di menzionare la parola "lavoro", quanto quello di avere il coraggio di richiamare esattamente e senza infingimenti, il valore della Costituzione e la irrinuciabile serie di obblighi, non di "concessioni", benevole ed incerte, da chiedere in Europa, che la stessa Costituzione pone a carico di chiunque voglia legittimamente proporsi come governante.