
Perché porre limiti al futuro global-sostenibile? Quando la "sovranità democratica" nazionale può essere tranquillamente assorbita e scomparire nella "governance" mondiale?


1. L'istituto Demos, Istituto di ricerca politica e sociale fondato da Ilvo Diamanti, si autopresenta, nella homepage del suo sito, con un panorama selezionato di campi d'indagine privilegiati:
Rapporto annuale sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti delle istituzioni e della politica. Realizzato su incarico del Gruppo L'Espresso, è giunto alla tredicesima edizione.
Osservatorio nazionale a cadenza trimestrale in collaborazione con Coop (Ass. Naz.le cooperative di consumatori). Senso civico, altruismo, solidarietà e altri comportamenti riconducibili al concetto di "capitale sociale".
Analisi che fotografano un'area divenuta il simbolo delle profonde trasformazioni che attraversano la società settentrionale e italiana.
Studi sulle tendenze sociali e politiche della società italiana. Un costante monitoraggio sull'opinione pubblica e sulle dinamiche politico-elettorali.
Rapporti periodici sui temi dell'immigrazione, della cittadinanza, della partecipazione, osservati da una prospettiva continentale, nell'ambito del processo di costruzione dell'Ue".
2. Dai contenuti delle indagini elencate nei vari settori, così accuratamente prescelti, si trae un panorama complessivo in cui Stato e cittadini sono proposti e concepiti in un rapporto di contrapposizione, stilando, in base al giudizio su, e sullo scontento verso, "istituzioni e politica", delle classifiche che confermano di necessità la contrapposizione stessa; inoltre, la alimentano mediante la classifica di chi, tra i vari personaggi "di potere" (non necessariamente pubblico e statale), parrebbe essere più gradito, e quindi meno "contrapposto", alla massa dei cittadini (identificata da un "campione").
La solidarietà viene inserita nella visione del "capitale sociale", incentrato sull'autocostruzione operata dalle cooperative dei consumatori, confermando l'estraneità di tale spinta sociale allasfera del "pubblico".
"L'immagine del nord-est che cambia", considerata emblematica del nord e dell'Italia tutta, sintetizza un panorama fatto di internet e tablet, emigrazione all'estero come unica possibilità di lavoro per i giovani, "paure" della criminalità e di essere resi marginali rispetto a...Roma (nessuna possibile identificazione della fonte nei problemi in Bruxelles e nel paradigma economico imposto dall'€uropa).
"Le tendenze sociali e politiche della società italiana", oltre a sondaggi/proiezioni elettorali di attualità, si compendiano di tematiche come il Brexit, i rapporti con la Turchia, vicende politiche legate al M5S, e, immancabilmente, il referendum costituzionale, con un 60% a favore (tra chi andrà a votare) e un misero 21% di contrari alla riforma (con un 19% di indecisi).
"Le indagini europee" più che della preannunziata "costruzione europea", nella quale dovrebbe rientrare l'inevitabile maggior integrazione politica e, soprattutto, fiscale, cioè quella che dovrà salvare l'euro e che invece è vietata da precisi articoli del trattato, si impernia sui problemi dell'immigrazione, concedendo che si colleghino alla "insicurezza sociale" e all'auspicata prosecuzione applicativa di Schengen.
3. Se il lettore è fra quelli che ha seguito il percorso di questo blog, troverà in tutto ciò una rappresentazione praticamente perfetta, allo stato più puro, della visione euro-sovranazionale e, culturalmente, mondialista, in quanto non esiste alcun minimo cenno ai meccanismi di condizionalità e colpevolizzazione morale di chi subisce i processi di trasformazione TINA, e si trova solo confinato a rispondere a sondaggi all'interno di opzioni prestabilite dalla formulazione stessa delle "questioni": l'ordine delle priorità procede rigorosamente per "registrazione degli effetti" inevitabili, (alla stregua della consueta concezione "meteorologica" delle priorità che portano alle scelte economiche e ai rimedi politico-legislativi conseguenti a tali scelte) .
L'insieme composito di questa formulazione predisposta, prioritaria e omnicomprensiva, di questioni e relative opzioni, com'è evidente, definisce la realtà e il linguaggio che la descrive. In particolare, in assenza di un linguaggio che rinvii ad altre possibili descrizioni della realtà, l'ambito dei concetti messi a disposizione dei destinatari li riduce a poche e ben definite certezze implicite e alla impossibilità di concepirne una critica e una ricostruzione senza sentirsi, contemporaneamente, in contrasto con il comune sentire ed il linguaggio "consentito" al cittadino italiano nonché lettore, che, soltanto eliminando ogni dubbio, può sentirsi "informato" e, come tale, padrone delle sue scelte.
4. Nessuna esagerazione o forzatura possono ascriversi alla descrizione di tale meccanismo di conformazione linguistica ed "etica" (di massa): un meccanismo che reclama, in nome della inesorabile autenticazione scaturente dai sondaggi, il crisma della "scientificità".
Ed infatti, l'ultima "indagine" pubblicata su Repubblica, e classificata, da Demos, nel campo "Osservatorio capitale sociale", enuncia proprio questo legame tra definizione della realtà (condivisa) e selezione del linguaggio legittimamente utilizzabile (senza però precisare, come vedremo, le esatte fonti fattuali da cui scaturiscono selezione e legittimazione del linguaggio stesso):
Proponiamo anche quest'anno una Mappa delle parole del nostro tempo. Raffigura l'atteggiamento degli italiani (intervistati da Demos-Coop) di fronte a una serie di termini che ricorrono frequenti nei discorsi pubblici e nella vita quotidiana. Raccolti e selezionati dalla comunicazione mediale e dal linguaggio comune. Le parole, d'altronde, non sono solamente un modo per dire e comunicare la realtà. Ma contribuiscono a definirla. A costruirla. Senza parole, la realtà non esiste perché le parole la rivelano. Così, attraverso questo sondaggio, abbiamo cercato di "rivelare" la realtà "rilevando" le parole che utilizziamo per dirla. Abbiamo, dunque, sollecitato gli italiani (intervistati) a esprimere il grado di approvazione/dissociazione, che suscitano le parole selezionate. Ma anche la loro capacità di suggerire il futuro. Oppure di re-spingerlo verso il passato".
5. Apprendiamo quindi che la "comunicazione mediale" e il "linguaggio comune" sono fonti di creazione delle parole - e di definizione della realtà- posti sullo stesso piano.
Come se fosse proponibile un'estraneità del sistema della comunicazione mediale alla definizione dei concetti e dei termini comunemente utilizzati, rafforzandosi così l'idea che il sistema dei media non predetermini e, anzi, si limiti a riflettere a posteriori un "senso comune" espresso da un'indifferenziata entità sociale, comunicante tra i suoi membri per vie spontanee, strutturali ma del tutto imprecisate.
Un senso comune che fornirebbe così una descrizione della realtà elaborataautonomamente dal sistema mediatico e dagli interessi economici di chi lo controlla: e che, dunque, esprimerebbe anche i termini concettuali e linguistici essenziali, autoelaborati sulla base degli elementi del "reale" che, non si sa bene come, gli "italiani intervistati", saprebbero riconoscere e selezionare in via diretta.
Con questa implicita affermazione della equiparabilità, e della confluenza, dell'autonomo pensiero dei cittadini, da un lato, e della comunicazione mediatica, dall'altro, si ha un'abile legittimazione del sistema mediatico: quest'ultimo è (ben) disposto e tollerante, quasi neutrale, verso una determinazione, concorrente e dialogata, degli elementi della realtà.
Dall'idea di codeterminazione del linguaggio "significativo", in fondo, viene riaffermata un'attitudine dei media rispettosa di un "senso comune", avvolto da una indeterminatezza misteriosa circa i suoi meccanismi di formazione diversi dalla influenza mediatica; ma comunque nascente dalla "società" e solo reso esplicito dal sistema mediatico, (con notarile neutralità).
6. Società e media starebbero dalla stessa parte e si integrerebbero collaborando in piena libertà e reciproco rispetto: gli interessi economici e finanziari che dominano il fenomeno mediatico, sono irrilevanti nel processo di emersione della realtà e del linguaggio e non interferiscono coi processi culturali della società!
Da ciò scaturisce, come logica necessità, che la "rivelazione" del sondaggio è veramente tale: cioè un tentativo "scientifico" per far emergere la spontanea costruzione della verità storica, restituita da questo processo di autonome volontà e di comune e cooperativo sentire tra soggetti sociali e operatori mediatici.
La rivelazione è dunque "verità", ossia realtà per quanto conoscibile (cioè attraverso il linguaggio), e dalla rivelazione, come in ogni assunto fideistico e religioso, nasce il giusto comportamento: infatti, solo chi abbia potuto apprendere la rivelazione può dire di conoscere in modo sufficiemente veritiero e realistico il presente in modo da poter adottare scelte conseguenziali.
E qual è la prima delle scelte che si possono compiere (attenzione: qua si ha una petizione di principio che tende a sfuggire ai più)?
L'approvazione o la dissociazione dalle "parole selezionate".
7. Ma se una realtà è rivelata, nel senso indicato dalla stessa premessa, cioè come conseguenza di un insieme di parole che contribuiscono a definire e costruire la realtà stessa, in un sol colpo, ponendo successivamente l'enfasi su una conseguente valutazione in termini di gradimento-avversione, verso le singole parole:
a) avrò reso indubitabile, (agli occhi del lettore meno attento), la fonte semimisteriosa e l'attendibilità della "selezione", eliminando ogni attitudine critica sul "chi, dove e come ha compiuto la selezione, scegliendo tra infiniti "discorsi pubblici" possibili e innumerevoli elementi della "vita quotidiana", empiricamente rilevabili;
b) avrò reso inavvertitamente naturale un comportamento valutativo che supera le difficoltà del punto a) e che contrasta la natura descrittiva, cioè non valutativa ma meramente di "accertamento" (solo empirico-statistico), che svolgono le parole "selezionate".
8. Conseguenze non da poco: non solo mi si presenta una realtà selettiva e la sua autenticazione, prevenendo ogni obiezione logica al riguardo, ma la natura della realtà da meramente linguistico-descrittiva (già frutto di una fase selettiva altamente controvertibile) diviene valoriale: cioè mi obbliga a prendere posizione e ad aderire a un orientamento che, guarda caso, è agevolmente insito nel contesto in cui le parole selezionate vengono in effetti utilizzate. Il che ci riporterebbe al problema di chi, come e dove ha selezionato gli elementi suddetti della realtà da cui è derivata la sua sintesi linguistica. Ma transeat: anche se si arriva persino a dire che la "rappresentazione" che nasce da tutto ciò è persino "per alcuni versi imprevedibile"!!!.
Arriviamo piuttosto al prodotto ultimo di questo intero processo di validazione della realtà che, inevitabilmente, tende ad orientare le scelte comportamentali pubbliche del "fruitore" del sondaggio. Si tratta ancora una volta di una classifica e non certo neutrale, nell'enunciazione stessa dell'autore: infatti, questa "descrizione linguistica selettiva-induzione alla scelta valutativa", possiederebbe, ci viene proprio detto, la "capacità di suggerire il futuro. Oppure di re-spingerlo verso il passato".
9. Sempre per implicita suggestione, dunque, alcuni esiti della classifica spingono verso il futuro (bello perché tale, un progresso), o lo respingono verso il passato (implicitamente "brutto" perché incapace di risolvere, evidentemente, i problemi proposti dalla "vera" realtà").
Ed infatti, il neo-linguaggio spinto all'orientamento valutativo ci fornisce questa graduazione delle priorità, reali e dunque veritiere, che "vuole la gente", in base alla sua libera formazione della volontà collettiva:


10. A voi pare "sorprendente" un sillabario in cui al vertice si pone la "questione ambientale", a soluzione "global-sostenibile", e il "presente" si proietta al massimo grado nel futuro in termini di "beni comuni" e "processo democratico", purché intimamente connesso (verso il futuro) a "integrare gli immigrati", "Riformare la Costituzione" e "sobrietà nei consumi", condito da un "politici""out"?
E un futuro in cui un "leader forte"è "più" accettabile dei partiti, ma pur sempre subordinato agli "imprenditori", in un mondo globalizzato ma che lotta contro l'evasione fiscale?
Di certo, apprendiamo che "riformare la Costituzione"è una priorità per il 50% degli intervistati, mentre "combattere la disoccupazione" (al 76%) , "combattere l'evasione" (al 74%) e la solita generica "legalità" (al 68%), sono solo modestamente e non necessariamente legate allo "Stato" (solo al 45%).
Volemose..."bene comune", cioè PRIVATOPIA (rothbardiana) la trionferà, e andiamo avanti così, verso il futuro global-compatibile.
Il "processo democratico" senza Stato...nazionale, ché quello mondialista porterà la pace, e le privatizzazioni per il bene comune affidato alla buona volontà caritatevole e ambientalista.
11. Insomma, ci siamo:
"L'elemento più inquietante del libro è proprio il "salto di qualità" che il Grande Fratello aveva fatto compiere alla dittatura. Egli non solo pretende obbedienza assoluta, ma anche la spontanea condivisione del sogno...
Se l'uomo non ha la capacita' di identificare in maniera razionale il motivo della sua sofferenza, poiché non ha parole per esprimerlo e per rifletterci, allora non può neanche definire la causa della propria sofferenza e l'oggetto del proprio odio.
Tutto quel che rimaneè soltanto un rancore indefinito, che può essere spazzato via attraverso le sedute di "odio collettivo".
Tutto quel che rimaneè soltanto un rancore indefinito, che può essere spazzato via attraverso le sedute di "odio collettivo".
La relazione tra linguaggio e capacità critica e' estremamente interessante. Come impostare un ragionamento logico-deduttivo se nella propria lingua non esiste il periodo ipotetico? Le capacità di astrazione sono influenzate dal linguaggio utilizzato se l'uomo non è in grado o non può, nel caso prospettato in 1984, modificare la propria lingua?"