
1. Una domanda che taluno potrebbe porsi, in questo momento, alla luce dei risultati delle elezioni amministrative, è: "cosa cambierà?"
I concetti per dare una qualche risposta a questo, tutto sommato, ingenuo interrogativo, li potrete ritrovare nel post "La scissione". Là si definiscono, -al di là dell'arrembante neo-retorica- i fenomeni "casta, cricca, corruzione" e (soprattutto)...privatizzazioni.
Per completare il discorso sulle aspettative di "cambiamento" che possiamo nutrire al momento (anche solo limitandosi all'amministrazione delle città), trarrei spunto da alcuni approfondimenti compiuti nel dibattito conseguente al suddetto post.
La chiave interpretativa complessiva per collegare tali commenti con le aspettative di cambiamento conseguenti all'apparente nuovo quadro politico, è sempre quella di recente ribadita:
"Venendo alla "scottante" attualità italiana, si può obiettare che in elezioni amministrative, e quindi riguardanti enti locali di governo-amministrazione, esistono una serie di questioni e caratteristiche socio-economiche legate al concreto territorio, la cui soluzione esigerebbe una conoscenza specifica, appunto, localizzata e un collegamento tra visione e competenze degli eletti e comune sentire degli elettori.
Nulla di più fallace, se si fosse consapevoli della genesi dei problemi che si riversano sulle varie realtà territoriali: i patti di stabilità interna che vincolano le politiche degli enti territoriali molto di più di quanto non sia condizionato l'indirizzo di governo centrale, sono la diretta derivazione del vincolo €uropeo.
O ci si rende conto di ciò, da parte delle forze politiche che si presentano alle elezioni, oppure no: se "no", allora i problemi del territorio semplicemente non possono essere seriamente risolti.
...Dunque, bisogna privatizzare i "beni comuni" per fare il "bene comune". E aumentare le tasse per pagare il debito pregresso, raccontando che questo onere non è dovuto alla abolizione della sovranità monetaria e all'adozione del pareggio di bilancio, ma ai costi della corruzione!!!
E l'ente pubblico perde irreversibilmente la sua legittimazione a svolgere quei compiti, previsti dalla Costituzione come oggetto di doveri a carico della sfera pubblica: ma non importa.
E se si è, per azione o per omissione gravemente colpevole, favorevoli al paradigma €uropeo ed alla sacralità del pareggio di bilancio, ignorandone la funzione ideologica redistributiva, e pensando che sia possibile rispettarlo agendo con occhiuta onestà, NON SI E' CREDIBILI nel dire che non si vuole privatizzare e, anzi, che si intende "ripubblicizzare": si finirà per perdere la faccia o per essere travolti da scandali e inchieste".
E se si è, per azione o per omissione gravemente colpevole, favorevoli al paradigma €uropeo ed alla sacralità del pareggio di bilancio, ignorandone la funzione ideologica redistributiva, e pensando che sia possibile rispettarlo agendo con occhiuta onestà, NON SI E' CREDIBILI nel dire che non si vuole privatizzare e, anzi, che si intende "ripubblicizzare": si finirà per perdere la faccia o per essere travolti da scandali e inchieste".
2. Ritenuto in ogni modo importante ribadire questo scenario "presupposto", dai commenti al post "La scissione", estraggo ulteriori "direttive interpretative" per formulare facili previsioni su quello che ci possiamo attendere dall'indirizzo politico italiano, non solo comunale, nei prossimi mesi. A prescindere da quale forza politica, tra quelle elettoralmente più rappresentative, si trovi in concreto a gestire i vari livelli di governo:
Lorenzo Carnimeo 19 settembre 2014 15:18
Effettivamente, la "dottrina Friedman" (così potremmo chiamarla), consiste in un "loop" perverso. Si creano, attraverso misure deflattive, disoccupazione e precarietà. Poi, si usano quella stessa disoccupazione e quella stessa precarietà come scusa per implementare "riforme" che porteranno ancora più disoccupazione e precarietà nonché, attraverso la caduta dei prezzi, la diminuzione dei redditi e la riduzione del perimetro dello Stato via tagli e privatizzazioni, ad un rilevante trasferimento della ricchezza dal basso verso l'alto.
Anche lo stesso debito è un pretesto. Queste politiche tutto faranno tranne che alleviarne il peso, se non altro perché un indebitato è strutturalmente più debole.
Ed anche la stessa "corruzione"è un pretesto. Monti incitava la classe dirigente italiana, a fare "come Menem in Argentina". Lo abbiamo fatto: abbiamo privatizzato, ci siamo innamorati del cambio forte, abbiamo indossato il cilicio del vincolo esterno....... e ci ritroviamo, infatti, come l'Argentina di Menem allora: in preda alla corruzione e sull'orlo della bancarotta. Perché il liberismo sulle corruzioni e sui fallimenti, ho il fondato sospetto che CI CAMPI SOPRA. Sono la sua fonte di reddito, e quindi CI DEVONO ESSERE.
Questo dovrebbe altresì far riflettere chi invoca misure liberiste per "moralizzare il paese"........ non è una questione, tanto per fare un esempio, solo di "numero delle municipalizzate" ma della loro struttura giuridica. E' la gestione privatistica, in forma di società per azioni (fatta, il più delle volte, in regime di monopolio o quasi), che facilita le male gestioni, le assunzioni clientelari (non c'è più nemmeno il filtro formale del concorso pubblico), gli intrecci tra politici, amministratori e finanziatori disonesti, che poi chiamano il cittadino a pagare...
Sono le regole che impongono spurii ed inefficienti partenariati pubblico-privato le cause dove si annidano gli sprechi.....
Voglio essere provocatorio: immaginiamo un'ATAC ente pubblico, con dipendenti assunti per pubblico concorso e sottoposto ai controlli del MEF e della Corte dei Conti. Sarebbe più corrotto dell'odierna municipalizzata? Io non credo......
Anche lo stesso debito è un pretesto. Queste politiche tutto faranno tranne che alleviarne il peso, se non altro perché un indebitato è strutturalmente più debole.
Ed anche la stessa "corruzione"è un pretesto. Monti incitava la classe dirigente italiana, a fare "come Menem in Argentina". Lo abbiamo fatto: abbiamo privatizzato, ci siamo innamorati del cambio forte, abbiamo indossato il cilicio del vincolo esterno....... e ci ritroviamo, infatti, come l'Argentina di Menem allora: in preda alla corruzione e sull'orlo della bancarotta. Perché il liberismo sulle corruzioni e sui fallimenti, ho il fondato sospetto che CI CAMPI SOPRA. Sono la sua fonte di reddito, e quindi CI DEVONO ESSERE.
Questo dovrebbe altresì far riflettere chi invoca misure liberiste per "moralizzare il paese"........ non è una questione, tanto per fare un esempio, solo di "numero delle municipalizzate" ma della loro struttura giuridica. E' la gestione privatistica, in forma di società per azioni (fatta, il più delle volte, in regime di monopolio o quasi), che facilita le male gestioni, le assunzioni clientelari (non c'è più nemmeno il filtro formale del concorso pubblico), gli intrecci tra politici, amministratori e finanziatori disonesti, che poi chiamano il cittadino a pagare...
Sono le regole che impongono spurii ed inefficienti partenariati pubblico-privato le cause dove si annidano gli sprechi.....
Voglio essere provocatorio: immaginiamo un'ATAC ente pubblico, con dipendenti assunti per pubblico concorso e sottoposto ai controlli del MEF e della Corte dei Conti. Sarebbe più corrotto dell'odierna municipalizzata? Io non credo......
I social network invasi dal livore sono pieni di citazioni (a sproposito) di Bukowski..... una, però, è stranamente trascurata (o per lo meno, mi pare decisamente rara su FB), ed è questa:
"Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo".
Che è esattamente quello che sta succedendo. Un tempo, la piaga delle locuste liberiste toccava a ex-sovietici (Russia 1998), asiatici e sudamenticani (Cile, Argentina....).
Oggi, l'occidente "si divora da solo": Irlanda, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo. Tutti paesi della NATO, tutti contributori, anche militarmente, alla "causa" occidentale in medio oriente. E sacrificati così. E' buona politica, questa?
"Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo. Bene, ora si divora da solo".
Che è esattamente quello che sta succedendo. Un tempo, la piaga delle locuste liberiste toccava a ex-sovietici (Russia 1998), asiatici e sudamenticani (Cile, Argentina....).
Oggi, l'occidente "si divora da solo": Irlanda, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo. Tutti paesi della NATO, tutti contributori, anche militarmente, alla "causa" occidentale in medio oriente. E sacrificati così. E' buona politica, questa?
3. A questo commento è seguita un'interessantissima testimonianza di un operatore "di settore" che ci dice una cosa fondamentale: leggi primarie, direttamente derivanti da direttive europee, prestabiliscono il quadro di azione delle realtà municipali in senso privatizzatore. I sindaci possono fare ben poco, al punto in cui siamo:
Professore, io lavoro in un grande Comune del Nord, all'Ufficio enti partecipati, ormai da dieci anni.
L'esproprio delle reti del gas delle ex municipalizzate, reti pagate dai cittadini, che stanno facendo proprio adesso, in questo momento, nel silenzio generale, è vergognoso.
Grazie ad un Decreto Ministeriale che ha espropriato i Comuni dell'autonomia decisionale in materia di servizi pubblici locali, in barba alla Costituzione vigente (e al Titolo V riformato, controverso, ma ancora in vigore), hanno istituito queste sovrastrutture opache (si dice di secondo livello, come le nuove Province, obbrobri mai previsti dalla nostra Carta Costituzionale, o sbaglio, professore?) dalla governance diluita che si chiamano ATO (x idrico) o ATEM (per il gas), dove a decidere sono le segreterie di partito (i sindaci votano senza sapere cosa votano, perché la materia è diventata troppo tecnica, sulla base delle indicazioni del partito), lontano dal controllo dei Consigli Comunali!
E, sempre con Decreto Ministeriale viene imposto (in teoria x incentivare gli investimenti, in realtà per far sì che le concessionarie ingrassino!) di concedere questi beni pubblici per un piatto di lenticchie (unica gara in cui è stato imposto un tetto MASSIMO di offerta per il canone di concessione, non più del 5%, quando fino all’anno scorso i Comuni si portavano a casa il 20-30-40% !) alle grandi multiutilities locali, che ormai di locale hanno ben poco, e sono di fatto monopoli misto pubblico-privati, dove il privato (quale? Lettura interessante andare a vedere chi sono i soci di queste multiutilities)la fa da padrone.
E mentre Italgas, Enel Gas, A2A etc. si approprieranno per un tozzo di pane delle reti pubbliche di distribuzione del gas naturale, i cittadini se la prendono con il dipendente pubblico lavativo che osa perfino scioperare....(discussione di oggi su Twitter...).
Così mentre prima i Canoni del servizio tornavano nelle casse dei Comuni per essere spesi per la collettività, adesso andranno agli azionisti delle utilities. Certo oggi tra gli azionisti ci sono anche molti Comuni, ma.... a gare fatte, Cottarelli (o chi per lui...dopo di lui, ndr) penserà bene di imporre loro di cedere al mercato le proprie quote, così siamo sicuri che i profitti vadano solo ai privati.
Quindi riassumendo: le reti ce le siamo pagati noi con la fiscalità generale (e locale).
Adesso che quasi tutta l’Italia (almeno al Nord, infatti sono i primi ATEM a dover partire con le gare) è stata metanizzata a spese del contribuente, i profitti ci assicuriamo bene che vadano ai privati.
Di questo non parla NESSUNO, NESSUNO.
Si è fatto tanto parlare dell’acqua pubblica, e intanto ci hanno scippato le reti del gas (business ben più lucroso...)".
Così mentre prima i Canoni del servizio tornavano nelle casse dei Comuni per essere spesi per la collettività, adesso andranno agli azionisti delle utilities. Certo oggi tra gli azionisti ci sono anche molti Comuni, ma.... a gare fatte, Cottarelli (o chi per lui...dopo di lui, ndr) penserà bene di imporre loro di cedere al mercato le proprie quote, così siamo sicuri che i profitti vadano solo ai privati.
Quindi riassumendo: le reti ce le siamo pagati noi con la fiscalità generale (e locale).
Adesso che quasi tutta l’Italia (almeno al Nord, infatti sono i primi ATEM a dover partire con le gare) è stata metanizzata a spese del contribuente, i profitti ci assicuriamo bene che vadano ai privati.
Di questo non parla NESSUNO, NESSUNO.
Si è fatto tanto parlare dell’acqua pubblica, e intanto ci hanno scippato le reti del gas (business ben più lucroso...)".
4. Per approfondire ulteriormente l'argomento, poi, soccorre il (consueto) riferimento bibliografico di Arturo:
Elena, se hai voglia di scrivere qualcosa lo leggerei volentieri anch'io.Intanto penso possa interessarti questo pregevole paper di Roberto Bin, intitolato "I diritti di chi non consuma", che affronta fra l'altro la questione delle multiutilities, rispetto a cui:
5. A proposito, non si dica poi che società e industria pubbliche siano così inutili e dannose. Per chi si volesse informare, è in atto, da tempo, una vasta rivisitazione di dati e realtà del fenomeno:"[...] qualsiasi legame con gli enti rappresentativi è reciso"; "i servizi pubblici hanno" quindi "perso ogni rapporto con il circuito della responsabilità politica: può infatti un ente locale rispondere politicamente pro quota azionaria? Chi risponde della politica dei servizi pubblici, e a chi? Mentre appare irrisoria l’ipotesi che– soprattutto in situazioni dove il mercato non esiste – siano i consumatori lillipuziani a bilanciare il peso del colosso industriale, è però del tutto evidente che i cittadini sono completamente scomparsi dell’orizzonte: con loro è scomparsa la “comunità” quale destinataria dei servizi pubblici, e la politica come sede delle scelte sull’estensione, l’intensità e il carattere sociale degli stessi."
Comunque deve avvenire (e avverrà) un bel regolamento di conti che dovrà toccare tutti i vertici della classe dirigente italiana, quelli si, veramente corrotti e per corrutele ben più gravi delle spaghettate di Fiorito. A partire dai vertici (anche quelli FINO AD OGGI "intoccabili").
Per esempio; prendiamo questa intervista a De Cecco pubblicata dal Manifesto il 14 gennaio 2014.
"Perché le privatizzazioni degli anni Novanta sono state un fallimento?
Sono state le più grandi dopo quelle inglesi e hanno cambiato la faccia dell’industria italiana senza fare un graffio al deficit pubblico. Se si voleva distruggere l’industria italiana ci sono riusciti. Ma non credo che Prodi volesse distruggere quello che aveva contribuito a creare. Questo risultato non è stato voluto, ma è sicuro che sia stato assolutamente deleterio.
Per esempio; prendiamo questa intervista a De Cecco pubblicata dal Manifesto il 14 gennaio 2014.
"Perché le privatizzazioni degli anni Novanta sono state un fallimento?
Sono state le più grandi dopo quelle inglesi e hanno cambiato la faccia dell’industria italiana senza fare un graffio al deficit pubblico. Se si voleva distruggere l’industria italiana ci sono riusciti. Ma non credo che Prodi volesse distruggere quello che aveva contribuito a creare. Questo risultato non è stato voluto, ma è sicuro che sia stato assolutamente deleterio.
Gli studi della Banca d’Italia dimostrano che al tempo l’industria di Stato faceva ricerca per tutto il sistema economico italiano. Dopo le privatizzazioni, chi ha preso il posto dell’Iri, ad esempio, non l’ha voluta fare.
Siamo rimasti senza un altro pilastro importante della politica industriale, mentre si continuano a fare solenni discorsi sull’istruzione, sulla ricerca o la cultura. In questi anni è stato distrutto tutto. Su questo non ci piove.
Le prime privatizzazioni sono state fatte per imposizione della City di Londra. Siamo stati ricattati. Credo che era molto difficile per le autorità politiche riuscire a sottrarsi, dati i precari assetti politici che anche allora ci affligevano".
Le prime privatizzazioni sono state fatte per imposizione della City di Londra. Siamo stati ricattati. Credo che era molto difficile per le autorità politiche riuscire a sottrarsi, dati i precari assetti politici che anche allora ci affligevano".
A questo punto, sarebbe quantomeno miope e, peggio, imprudente, non ripensare in profondità il concetto di "CASTA", in un modo ben diverso da quello che faceva comodo a Einaudi e "agli industriali inferociti" (anche se al tempo, almeno, erano solo "nazionali); un modo, quello finora agitato, che magari, sulla scorta di facili suggestioni, consente di attirare consenso: ma che rende invece inadeguata la visione di chi volesse veramente governare senza piegarsi alle oligarchie e nell'interesse democratico generale.