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MA COME SI FA AD ANDARE AVANTI COSI'?

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http://www.bonsai.tv/articolo/citazioni-memorabili-di-house-of-cards-le-frasi-piu-belle/78871/

1. Ci siamo più volte posti delle domande di portata sistemica che, nell'attuale crisi italiana, sempre più senza vie d'uscita, assumevano la funzione di richiamo retorico sul cuore del problema: il condizionamento mediatico come mezzo di controllo sociale, contrario ad ogni evidenza fattuale e ad ogni residuo di dignità e cura dell'interesse della società italiana.

Ora formulerei un altro interrogativo che, a prima vista, appare espresso nel linguaggio della lamentela più popolare: 
"Ma come si fa ad andare avanti così?"

2. Mi spiego: la domanda esige una precisazione che riassume, invece, una dura realtà che viene, more solito, celata nella sua integrale portata dal sistema dei media ordoliberista e €uro-addicted, e che invece presuppone un'adeguata conoscenza dei meccanismi economici e istituzionali che derivano dall'appartenenza all'€uropa. Dal sogno che si materializza in un incubo
Riformulo perciò l'interrogativo incorporando tale precisazione:
"Come si fa ad andare avanti così se, per il solo fatto di  essere italiani e costretti (dal 1978) ad appartenere alle varie forme di europa (monetaria) dal "terrorismo ideologico europeista" (L.Spaventa dixit, in Parlamento, proprio nel 1978), siamo costretti a subire il decurtamento attuale dei nostri risparmi, per via di mutamento unilaterale delle condizioni contrattuali dei nostri c/c, la molto concreta prospettiva di un incisivo prelievo fiscale patrimoniale  sugli stessi, e la quasi certezza che, se non subiamo tali prelievi, perderemo del tutto tali risparmi?"




3. Alla crescente aliquota di italiani che, loro malgrado, non posseggano tali risparmi e fronteggino la prospettiva di non poterli mai avere, diciamo due cose. 
La prima è che dovrebbero seriamente chiedersi quali siano le cause di ciò e non colpevolizzare se stessi, una volta riusciti a capirle, né colpevolizzare i presunti "ricchi possidenti" che tali risparmi li abbiano faticosamente accumulati (senza esportarli in conti esteri), del cui impoverimento non si avvantaggerebbero.

La seconda cosa è che, al contrario di quanto in base al livore profuso mediaticamente  si induce credere, la distruzione, per via fiscale e/o per via di bail-in (burden sharing), degli altrui risparmi, non solo non li avvantaggerebbe ma, anzi, li danneggerebbe, portando ad una ovvia contrazione del PIL, come riflesso della c.d. propensione marginale al consumo dello stesso risparmio
Il che comporta ulteriore fuoriuscita dal mercato di imprese, conseguente maggior disoccupazione e connessa ulteriore deflazione salariale: con l'aggravarsi della situazione di tutti, ma proprio tutti, gli italiani cui, sempre più, in massa, sarà precluso di poter pensare non solo di avere un decente reddito e un proporzionale risparmio, ma persino di poter far fronte ai debiti già contratti (per acquisire un'abitazione o un'automobile...o la lavatrice).

4. Se questo è il quadro, - quello dell'ital-tacchino da spennare in nome del sogno €uropeo-, una magra consolazione ci viene dal sapere che, persino sul Financial Times, si ammette, di fronte alla disperazione diffusa in elettorati sempre più "indisposti", le favole paurose non funzionano più: "...Queste favole paurose hanno contribuito alla generalizzata perdita di fiducia nella professione economica e nella sua reputazione di indipendenza di giudizio. E insieme a questa si perde anche il rispetto per le istituzioni internazionali come l’OCSE e il Fondo monetario internazionale, tutti volenterosi collaboratori nel costruire le paure anti-Brexit".
In Italia, per primi, data la situazione €uro-bancaria così impellente, - quasi quanto in Germania tra Deutschebank e, ora, anche il Landesbank sector-, abbiamo, o dovremmo avere, dunque, la impellente sensazione di non poter più andare avanti così.


"...E ciò, vista anche l'evoluzione della situazione mondiale, che implica un progressivo cedimento della "facciata" marmorea di una governance mondiale affidata alla grande finanza, ormai irreversibilmente screditata. 
In una situazione, cioè, in cui il capitalismo finanziario finisce per essere come un condannato con la "condizionale",  questa sorta di "epigrafe", vale nell'orizzonte del breve periodo. 
Al massimo,può ancora durare fino a quandouna probabile nuova crisi finanziaria imporrà di prendere quelle misure che dopo il 2008 non si ebbe il coraggio di attuare: limitazione della libera circolazione dei capitali e superamento del modello di banca universale e della ossessione dei "cambi fissi" (almeno). 
Certo non sarà senza traumi un simile "rappel a l'ordre", ma almeno implicherà la profonda revisione della composizione della governance mondiale: ne verranno travolti e dunque ripensati, FMI, WTO e la stessa UEM.
E si dirà basta con i banchieri al potere...ovunque
Avranno perso ogni legittimazione anche di mera facciata, e il controllo mediatico non basterà più: come potranno i giornalisti di regime e i banchieri istituzionalizzati chiedere ancora alle masse di disoccupati e lavoratori precari, spogliati di ogni sicurezza sociale e dei loro risparmi (e prospettive di risparmio) di sopportare ancora i costi della crisi che "loro" avranno nuovamente provocato?
Nel medio-lungo periodo, dunque (quando ancora non "saremo tutti morti", si spera), questa incomprensione, o incompleta comprensione, degli effetti del neo-liberismo, porterà inevitabilmente a ripensamenti e revisioni da parte di tutti gli attori (USA in primis): tanto più traumatici per tutti, quanto più sarà ritardata l'espulsione dai processi decisionali degli attuali componenti della stessa governance "globale".  
Ci sarà da divertirsi (in un senso del tutto eufemistico), perchè "alla prossima" salteranno anche "loro".
 

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