
http://www.lastampa.it/2017/01/07/esteri/trump-cerca-un-alleato-in-italia-per-rilanciare-la-partnership-con-gli-usa-QTYtmZagBagSkP456CvgYP/pagina.html
1. In un precedente post, avevamo esaminato, muovendo dal caso del terrorismo in Francia, la disciplina dei trattati UE in tema di "difesa comune", evidenziando che essa sia stata concepita al fine di non pregiudicare"il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri" e, in questa ottica, proprio per preservare il quadro Nato in cui sono inseriti i più importanti paesi-membri dell'Unione. Infatti (art.42, par.2, 2° cpv, TUE):
"La politica dell'Unione a norma della presente sezione non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri, rispetta gli obblighi di alcuni Stati membri, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite l'Organizzazione del trattato del Nord-Atlantico (NATO), nell'ambito del trattato dell'Atlantico del Nord, ed è compatibile con la politica di sicurezza e di difesa comune adottata in tale contesto."
La clausola di generale "compatibilità" così enunciata, comporta, nella materia, in pratica una prevalenza del trattato Nato su quello UE, lasciata alla discrezionalità politica dei singoli Stati, e dunque una "genetica subordinazione ad esso di ogni iniziativa europea comune nel campo della difesa".
Anche questa clausola ha una ragion d'essere che, nel complesso dell'art.42 citato, e del suo rinvio agli artt.43 e 46, si connette anche all'esigenza che l'appartenenza all'UE non pregiudichi la compartecipazione di singoli Stati UE alle missioni (militari) extraeuropee e alla "lotta al terrorismo", guidate dagli USA (appunto nel quadro Nato) (post citato, punto 9).
Vedremo poi, nell'articolo di Zero Hedge di seguito commentato, come questa parallela ragione giustificativa del quadro Nato, recepita nel trattato UE, sia ormai oggetto di dubbi di di "disappointment", sempre più evidente, da parte USA.
2. Risulta perciò una conclusione sufficientemtene oggettiva: il federalismo €uropeo, in quanto originato e promosso dalla mano USA e, evidentemente, per un proprio prevalente interesse, si stempera, nei suoi effetti politico-economici, allorché gli USA stessi abbiano già provveduto a creare un quadro di alleanze militari che precedono e prevalgono su quelle euro-federate (che a tal fine vengono considerate meno utili se non superflue).
Ma se il quadro è sempre stato questo, - cioè quello dell'interesse geo-politico USA a "controllare" l'insieme delle ex potenze europee creando interlocutori unificati, servendosi di due strumenti separati, l'uno federalista liberoscambista per legare in blocco l'€uropa all'economia di mercato, l'altro più strettamente militare (e, opportunamente, più frammentato sul versante UE)- il mutare dell'interesse stesso degli USA non può non influire in modo decisivo su questo schema.
3. Questa influenza dei mutamenti, d'altra parte, è perfettamente naturale in tema di trattati internazionali che, non vengono mai intesi come scolpiti nella pietra, nonostante gli enunciati retorici ed ideologici, propri del momento in cui vengono conclusi, che li accompagnano.
Oggi parlare di "difesa comune"€uropea, in preteso superamento dell'influenza e dell'interesse genetico degli USA, peraltro, significa in pratica creare un superorganismo militar-industriale sotto l'egida dell'egemonia tedesca: e questo, con ogni evidenza, tenendosi realisticamente conto dei limiti fiscali e di bilancio che caratterizzano l'eurozona e, sia pure in forma più attenuata, l'intera UE (in forma attenuata almeno fino a quando non verrà incorporato il fiscal compact nei trattati stessi).
Insomma, anche allo stato delle principali direttive in materia di difesa e, specialmente, delle Comunicazioni n.764 del 5 dicembre 2007 e, ancor più, di quella n.542 del 24 luglio 2013, il disegno è, sempre in nome del risparmio e dell'efficienza, quello di una ristrutturazione del relativo settore industriale mediante creazione di grandi conglomerati incentrati sul controllo dei soggetti industriali più grandi, essenzialmente tedeschi, ma accompagnato da investimenti nel settore della difesa dei singoli Stati (cedenti le proprie partecipazioni industriali!) a...giovamento di tali ridisegnati gruppi industriali (a trazione tedesca).
4. E se l'interesse USA si trovasse invece a essere mutato e a non più contare sul blocco Nato nel suo insieme, magari ridisegnato e amplificato mediante il consueto sistema dell'egemonia tedesca come strumento per unificare l'€uropa e farne l'interlocutore "unico e utile"?
E se, più in generale, l'Europa, in particolare con l'eurozona, divenisse un fastidioso ostacolo al riequilibrio dell'economia USA, proprio per quell'aspetto di "manipolazione" del corso della moneta unica, addebitato principalmente all'espansionismo mercantilista tedesco, che costituisce un vero e proprio ostacolo alle politiche di ritorno alla autosufficienza industriale, che gli USA si trovano, giocoforza, a tentare di percorrere per ristabilire la propria coesione sociale?
5. Dare risposta a queste domande può anche spiegare come si stia profilando come inevitabile uno scontro tra USA e Germania, in cui la seconda si trincera dietro il politically correct del globalismo (della "pace") e parla a nome degli altri partners €uropei (che altrimenti, nei rapporti interni all'eurozona, disprezza e sottopone a crescenti condizionalità vessatorie,) e gli USA assumono una veste fortemente critica della moneta unica.
Ma in modo più diretto viene anche affrontato, sul versante USA, il problema del rebus sic stantibus che ormai caratterizza la giustificabilità e la convenienza dello stesso trattato Nato.

6. Questo articolo di Zero Hedge (in passato seguivo il NY Times ma ormai si è ridotto a un foglio di propaganda del Global Economic Order...in crisi) ci offre, con un eloquente incipit, un ragguaglio sull'agire della clausola rebus sic stantibus rispetto all'attuale assetto Nato (avvertiamo subito: la visione è un po' semplificatoria e cosparsa di brutalità senza sfumature relative alle implicazioni economiche):
"...Come ha di recente notato George Friedman,gli Europei devono fronteggiare due fatti...
Anzitutto, le guerre che contano per gli USA sono combattute nel mondo islamico. In secondo luogo, l'Europa non sta lottando per la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale.
Le sue capacità militari dovrebbero essere pari a quelle degli USA.
La NATO è obsoleta se si definiscono le sue responsaibilità principalmente nel respindere un'invasione russa. Specialmente in quanto (L'Europa) s'è rifiutata di creare una forza militare capace di farlo. E' obsoleta nel concepire gli USA come i garanti della sicurezza europea laddove l'Europa è sufficientemente capace di sostenere il costo dell'autodifesa.
Se la nazioni europee sono libere di seguire i propri interessi, allora lo sono pure gli USA.
Facendo un passo indietro, scorgiamo una più ampia verità.
Prima cosa, l'Unione Europea is breaking (sta collassando). L'Europa non è in posizione di svolgere operazioni Nato supportate all'unanimità. Per gli europei, la Nato è importante perché significa che, nell'improbabile caso di una guerra europea, gli Stati Uniti devono essere presenti (ndr: sullo scenario).
Gli Stati Uniti vogliono fermare l'egemonia russa sulla "penisola" europea. Ma possono gestire ciò dislocando forze limitate nei paesi baltici, in Polonia e Romania.
Gli europei hanno trasformato la Nato in un meccanismo che funziona tramite relazioni bilaterali tra gli USA e ciascun membro della Nato.
In tal modo, gli Stati Uniti, possono agire allo stesso modo.
Possono anche accettare lo status quo in Ucraina, scritto o non scritto. Gli USA non andranno in guerra in Ucraina. E la Russia neppure lo farà.
L'approccio di Trump alla Nato è stato imposto agli Stati Uniti dagli europei.
La Nato non funziona come un'alleanza. E' un gruppo di nazioni sovrane che risponde alle richieste americane se lo ritiene opportuno. Gli Stati Uniti lo sanno e a un certo punto, qualcuno evidenzierà che la Nato è obsoleta.
La questione può riassumersi nella seguente domanda. Qual è l'impegno dei paesi europei verso gli Stati Uniti? E qual è l'impegno USA vero l'Europa?
Non è più chiaro se ci sia la base geopolitica per questo impegno. Gli interessi sono divenuti divergenti. Nato non è più adatta alla realtà odierna".
7. Ora questo insieme di notazioni non sono scevre da lacune: ad esempio, sono svolte senza coordinare il quadro delineato alla concreta modalità con cui le "Comunicazioni"€uropee sopra menzionate vogliono sviluppare la difesa - e l'industria- militare in UE.
Abbiamo visto che il prevedibile sviluppo di questo disegno si riveli un inevitabile rafforzamento dell'egemonia industriale, ma soprattutto politica, della Germania.
Zero Hedge non pare (esplicitamente) dar peso al fatto che un paese mercantilista, - che ricorre per di più al vantaggio abilmente dissimulato dell'euro, per commerciare con una moneta svalutata rispetto alla sua capacità esportativa individuale-, una volta preso il controllo politico-economico dell'intera eurozona (quantomeno: a questo può tra l'altro ricondursi il progetto dell'€uropa a 2 velocità, qui p.11, ferma l'intangibilità della moneta unica), accoppiando pure quello militar-industriale, non potrebbe che acuire la sua resistenza e le sue pretese di contrapporre i propri interessi a quelli USA.
E questo anche in chiave di rapporto con la Russia (e di rapporto privilegiato per farne un ulteriore hub esportativo per beni strumentali, costruzione di infrastrutture e beni durevoli di consumo).
8. Zero Hedge, poi, non pare rendersi conto di un altro aspetto, ancora più inquietante: la prosecuzione degli indirizzi di politica industrial-militare progettati in sede europea, proprio perché soggetti all'imposizione de facto della preminenza politico-economica tedesca, rischiano di innescare non le mire russe sulla "penisola europea" quanto un conflitto interno alla stessa europa occidentale (si pensi alla prospettiva di una vittoria della Le Pen alle presidenziali francesi; ma non solo).
La "minaccia" tedesca, oggi ammantata di europeismo (ipocritamente pacifista da parte del paese meno cooperativo della già non cooperativa UE-M), diverrebbe un rischio, sempre più concreto, di ritorno alle stesse ragioni che portarono gli USA a intervenire sul teatro europeo nella seconda guerra mondiale.
9. Questo ordine di problemi non può essere trascurato: se gli USA, con un nuovo corso di realpolitik, disinnescassero il pericolo "russo", linea del tutto ragionevole adombrata dall'Amministrazione Trump (e che l'articolo di Zero Hedge conferma), non per questo avrebbero risolto il problema tedesco. Questo, anzi, rischia di aggravarsi e proprio sul versante più pericoloso, quello militare, per la stabilità della pace in Europa e nel mondo.
Per questo, anche il disimpegno finanziario USA dalla Nato, e la connessa esigenza di ridisegno del trattato relativo, su basi che prendano atto di una maggior bilateralità, non possono evidentemente essere disgiunti dal risolvere la questione UE. E ancor più il presupposto della sempre più pericolosa egemonia tedesca, cioè la moneta unica. E questo può aversi solo attraverso uno smantellamento dell'eurozona attraverso la guida USA.
Ma certo, tutto sta in quel considerare come un "fatto" una circostanza alla quale gli USA non potrebbero mai considerasi estranei:
"l'Unione Europea is breaking (sta collassando)"
"l'Unione Europea is breaking (sta collassando)"