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NON BISOGNA MAI DIMENTICARE

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Non Chiederci La Parola
"Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
."


Non bisogna mai dimenticare ciò che lega gli esseri umani nel vincolo della democrazia e della solidarietà: i diritti umani e la loro eguaglianza sostanziale, contro ogni forma di tirannia, come affermatisi dalla lotta al nazismo e ad ogni totalitarismo.

A. Per non farsi coinvolgere nel reliquiario europeista della razionalità defunta, non bisogna mai dimenticare che:
1. La sovranità in senso moderno, cioè nel concetto che si è affermato a seguito della lotta al nazismo, e che aveva il suo precursore nella Rivoluzione francese, è quella che risiede e promana dal "popolo", cioè dall'insieme degli individui, uomini e donne, che vivono su un certo territorio e che vuole connotarsi come comunità politica a fini generali (cioè provvedere congiuntamente ai bisogni che, storicamente, sono considerati meglio soddisfacibili mediante un'organizzazione collettiva);
2. La forza legittimante la sovranità di una consimile comunità non risiede nella sua azione materiale affermatrice di supremazia ma nel dar vita al fatto giuridico genetico della sovranità: il potere costituente popolare. Nelle democrazie moderne, cioè, il popolo trova, nei fatti, delle forme organizzative e rappresentative per fondare ed affermare una Costituzione;
3. Questo processo di legittimazione della democrazia costituzionale vale in sè, come metodo generale, diciamo socio-antropologico, corrispondente a un certo stadio di evoluzione culturale dell'umanità.
4. Quindi non è necessariamente legato a una comunità-nazione. Esso lo è "prevalentemente" per via di vicende storiche che hanno connesso la creazione della democrazia costituzionale alla Nazione, intesa come comunità etnica caratterizzata dalla comunanza linguistica evoluta da un tempo (storico) necessariamente considerevole e, inscidibilmente da ciò, di una certa omogeneità di tradizione culturale. Ma può essere legato a qualsiasi comunità che raggiunga quella certa omogeneità linguistica e di tradizione culturale, indipendentemente dall'estensione e dalla caratterizzazione etnica del territorio interessato (si avranno di fatto, in questo caso, Stati detti "federali", come ad es; gli USA).
5. Quindi il processo Costituente democratico, "in rerum natura", presupponeuna comunità che, per le caratteristiche etno-culturali ora dette, possa definirsi "popolo". Altrimenti, non sarà possibile quell'accordo iniziale INDISPENSABILE a stabilizzare un processo costituente, e meno che mai una democrazia, che nasce dalla AUTOIDENTIFICAZIONE DEGLI INDIVIDUI NELLA COLLETTIVITA' che dà luogo al fatto genetico della Costituzione e, quindi, della sovranità popolare.
6. In questo ragionamento, come si vede, non è necessario immettere il concetto di Stato: perchè, in effetti, oggi questo concetto trascolora, nella communis opinio delle nazioni civili (cioè nell'ambito del diritto internazionale generale, storicamente prevalente), in quello di democrazia costituzionale, cioè che si concretizza, in un forma sacralizzata da una Carta scritta e considerata fonte di diritto superiore ad ogni altra. Cioè fonte di jus, nel senso sostanziale di regola che persegue la giustizia, identificata nella effettiva realizzazione dei diritti fondamentali, che includono sia quelli di libertà (negativi) che quelli sociali, di benessere-welfare (che hanno contenuto di pretesa positiva). 
7. Quindi attaccare il concetto di Stato, nella sua accezione di Stato-nazione, e sulla base della sua definizione hegeliana e Hobbesiana, è un problema mal posto. Di più, è un falso problema. Perchè proprio per superare (riuscendovi) questo concetto di Stato, capace di prevaricare gli individui in nome del concetto astratto di Nazione, strumentalizzato da una classe governante non democratica, sono nate le moderne democrazie costituzionali.
8. Ma, come abbiamo visto, queste presuppongono il sub-strato sociale di un popolo, in cui gli individui viventi su QUALSIASI ESTENSIONE DI TERRITORIO, si autoidentifichino.
9. E non solo: ma che gli interessi materiali di questo popolo siano espressamente perseguiti da una Carta scritta che riconosca non solo gli stessi diritti formali ad ogni individuo, ma che impegni l'organizzazione (lo Stato di diritto democratico) che nasce da tale Costituzione, a renderne l'esercizio concretamente uguale per ciascun individuo. Cioè un'organizzazione che persegua l'eguaglianza sostanziale, senza eccezione, di tutti gli individui, a prescindere dalla specifica parte del territorio, proprio della comunità, in cui essi vivano.
10. Perchè allora l'Europa non può essere un punto di riferimento attuale e concreto non tanto della sovranità statale, quanto della identità democratica degli individui che sono soggetti oggi alle sue regole (di tirannia)?
11. E' evidente: perchè NESSUNA delle condizioni indicate che tutelano la democrazia si è ancora realizzata. Ma non solo, perchè i trattati di diritto internazionale che concretizzano la soggettività politica dell'Europa, non contengono neppure la citazione dell'identità sovrana di un popolo, non registrandosi alcun pronunciamento sociologico e storico degli individui viventi sul territorio Europa in tali sensi. Nè, per altro verso, si è mai registrato un "moto" culturale di tale portata da dar luogo a quel potere primario di natura Costituente che possa far ipotizzare la nascita, e poi la volontà, di un presunto "popolo europeo".
Chiara conseguenza e conferma di ciò, sta nel fatto che, mancato il potere popolare costituente come fatto fondativo storico, sociale e culturale, manca la stessa enunciazione sostanziale della democrazia costituzionale: questa, come abbiamo visto, è inscindibile dall'affermazione, come prioritario e inderogabile, del perseguimento dei diritti di libertà e dei diritti sociali degli individui che formano, a prescindere dalla estensione e demarcazione storica di un certo territorio, un tale popolo-costituente.
E infatti, il Trattato isitutivo dell'UE non contiene alcuna enunciazione di tale priorità dello jus, del benessere e dei diritti fondamentali del (presunto) popolo europeo, nei termini attivi e inderogabili che contraddistinguono le Costituzioni democratiche.

Insomma, si può sostenere tutta la tensione idealistica di questo mondo, ma semplicemente non si può affermare la prevalenza di un'Europa che, come democrazia costituzionale, non c'è. Forse ci sarà. Ma ora non c'è.
Quello che oggi c'è, non ha nulla a che vedere con la democrazia costituzionale, e per inventare una tale caratteristica dell'Europa, non basta individuare, in negativo, un obiettivo che è comunque perseguito dalle democrazie costituzionali europee oggi esistenti.
Questo obiettivo in negativo, questo nemico immaginario, lo Stato nazionalista, è già superato, è già un residuo del passato che i popoli hanno, almeno nel continente europeo, respinto.
E basta leggersi gli enunciati delle Costituzioni. E in particolare di quella italiana (art.1, 3, 4, 5 e 10 Cost.).
Ma basta anche solo leggersi il trattato istitutivo dell'Unione europea, che si basa non sulla priorità dei diritti di libertà e di quelli sociali, ma sul perseguimento della "stabilità dei prezzi", della forte competizione di mercato, e della stabilità finanziaria. E che epressamente enuncia che i diritti umani e fondamentali" "non estendono e non modificano in alcun modo le competenze dell'Unione definite nei trattati" (art.6, par.1 e 2).

Quindi chi attacca un nemico che non c'è,  e si oppone ad una connessa tipologia di sovranità che non ci può (più) essere, per affermare un'Europa che non possiede alcuna delle caratteristiche delle democrazie costituzionali  - azione costituente di un popolo in cui gli individui si identifichino in modo unitario,  enunciazione dello "jus" in una Carta scritta che ponga come prioritari e inderogabili i diritti di libertà e di "prestazione" imperniati sulla eguaglianza sostanziale,- semplicemente sta negando la democrazia costituzionale dei popoli.
Di tutti i popoli europei.That's it.

B. E veniamo all'euro, tanto per chiarire:
1. Una moneta unica, cioè quella che viene chiamata, nella teoria economica, "area valutaria ottimale" ha un senso economico-razionale solo se esiste un'assoluta convergenza dei principali indicatori economici tra i paesi aderenti. Altrimenti, sarà dannosa, perchè esigendo forti trasferimenti compensativi dalle aree con gli indicatori economici più "forti", in particolare con inflazione più bassa e connessa produttività più alta, condurrà a forti tensioni interne all'area stessa, fino al punto da scatenare l'ostilità di una parte della comunità sociale coinvolta verso l'altra;
2. E questo o perchè i trasferimenti non ci saranno stati, e allora la parte sociale più debole sarà animata dal senso dell'ingiustizia, causato dal vincolo monetario, o perchè tali trasferimenti, invece, saranno stati effettuati, e allora la parte del sub-strato sociale più "forte" sarà preda del "risentimento", assumendo di essere stata depredata a favore di soggetti immeritevoli;
3. Per questo un'area valutaria ottimale non è mai una scelta economica "ottimale", ma assume senso solo nel caso in cui sussistano forti elementi di appartenenza, cioè quell'identificazione concorde e generale degli individui nella comunità che dà luogo all'AVO e che, prima ancora, giustificherebbe il dar vita a un processo costituente di popolo nei sensi sopra precisati.
4. Ma una moneta unica fondata sulla forte competizione economica (cioè sul libero gioco di domanda e offerta, limitandosi espressamente l'intervento pubblico correttivo delle immancabili distorsioni di ciò) e più ancora, sulla stabilità dei prezzi (art.3 trattato istitutivo dell'UE), quand'anche avesse un governo federale, che comunque ora non c'è, lo avrebbe esclusivamente vincolato a questi fini. Quindi sarebbe destinata a una crescita limitata della ricchezza, finendo per rivolgersi alla sua redistribuzione verso i creditori finanziari e alla impossibiiltà di svolgere politiche anticicliche in caso di crisi. Questo vale per tutte le entità politiche che si vogliano fondare su libero mercato e deflazione, in tutti i luoghi e in tutti i tempi della storia contemporanea. 
5. Ed infatti, poichè l'unico mezzo disponibile, ad una pubblica autorità, per stabilizzare e abbassare l'inflazione sarebbe la compressione dei redditi dei lavoratori (di ogni tipo), si avrà una società che comprime il lavoro, inteso come merce soggetta tendenzialmente alla mera legge della domanda e dell'offerta, e protegge i rendimenti del capitale finanziario. E scoraggia gli investimenti produttivi.
6. Se poi questa "moneta unica" ("area valutaria ottimale"-AVO), non prevede, come l'UEM, i traferimenti compensativi di cui sopra (del cui enorme costo politico disgregante si è detto), e si impernia solo su un banca centrale indipendente, tutti questi caratteri negativi saranno accentuati.
Nel medio-lungo periodo la crescita sarà non solo ristagnante, ma le inevitabili posizioni di forza favorevoli a una parte dei suoi Stati partecipanti saranno essenzialmente determinate dal depauperamento perpetrato a danno (dei lavoratori) degli altri Stati. Col limite che questo "gioco", che è definito, proprio in relazione alle dinamiche verificatesi nell'area euro, "mercantilismo imperialista", porterà alla fine gli stessi Stati "prevalenti" in difficoltà economica.
7. Il gioco a somma zero che caratterizza così l'area euro, cioè il deflazionismo neo-classico e monetarista, deprimendo la quota salari dell'area coinvolta e quindi la sua domanda aggregata (PIL), conduce sia a conflitti territoriali, cioè tra zone corrispondenti a diversi Stati, sia a conflitti sociali, in quanto tali politiche sono utilizzate essenzialmente per attuare un assetto sociale in cui il rischio delle periodiche crisi economiche, che non vengono più combattute, lasciandosene la correzione al sacrificio del solo fattore "lavoro", non ricada più sul capitale finanziario.
8. Il quale vedrà comunque come prioritaria la sua protezione da parte delle autorità, incomplete e non democraticamente legittimate, che, come in concreto si verifica nell'area euro, si sono volute come governance dell'area valutaria "imperfetta".
Questo assetto è obiettivamente ciò che oggi equivale alla locuzione "costruzione europea".
Null'altro è rinvenibile nella sua struttura e funzione di potere.
E attaccare, sotto l'etichetta di "sovranità nazionale", la democrazia costituzionale dei singoli Stati, cioè l'unico argine alla coattiva realizzazione di tale assetto, significa propugnare la prevalenza degli interessi del capitale finanziario arroccato intorno alla unica istituzione della "banca centrale indipendente". Null'altro che questo.

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