Perchè il PUD€ (partito unico dell'euro) è tale?
Ma perchè pur presentandosi in formazioni politiche apparentemente separate persegue un'unica politica generale. Quella dettata dalla macroeconomia neo-classica che prevede lo smantellamento dello Stato per impedirgli di fare intervento pubblico che sostenga la domanda e quindi l'occupazione, facendo sì che il lavoro non sia degradato da fondamento della cittadinanza costituzionale (art.1 e 4 Cost.) a mera merce soggetta alla legge della domanda ed offerta (specificamente contro l'art.36 Cost.). Cioè l'intervento dello Stato, che consiste nella spesa pubblica non "di qualunque livello" conforme alle imposizioni UEM di pareggio di bilancio, ma tale da poter perseguire gli obiettivi positivi di eguaglianza sostanziale dei cittadini previsti dalla Costituzione (art.3 Cost.), che includono la sanità (art.32 Cost.), la previdenza, l'istruzione, funzioni pubbliche irrinunciabili e servizi pubblici interesse generale e come tali, irrinunciabili. La stessa Costituzione (nonostante abbiano cercato di ignorare quelle previsioni e disattivare questa clausola "dal sen sfuggita") impone che "la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali" (art.120 Cost.).
Allora in varie forme, oggi si parla, confusamente, di "salario di cittadinanza" e anche di "salari minimi":, senza timore di accomunarsi a Junsker e gli efficientamenti UE che tanti danni hanno manifestamente provocato: su questo blog abbiamo visto come queste formule dissimulino la "resa" dello Stato ai suoi obblighi costituzionali (grazie Sofia per il tuo splendido lavoro!).
Perchè questi nuovi "strumenti" implicano la progressiva rinuncia all'intervento pubblico, in ogni forma: in particolare, politiche sulle tipologie ammesse di contratto di lavoro subordinato e relative garanzie di sua stabilità, sussidi e misure previdenziali e fiscali incidenti sul costo del lavoro. Cioè a salvaguardia dei livelli di occupazione e salariale raggiunti attraverso la libertà negoziale collettiva dei lavoratori.
Questi nuovi strumenti, contrabbandati come "nuove tutele" segnano quindi l'abolizione progressiva di ogni "potere contrattuale speciale" dei lavoratori-cittadini, cioè, per previsione originaria della Costituzione del '48, quel potere negoziale necessariamente diverso da quello di chi tratta il prezzo di una qualunque altra merce.
Di più, è la stessa spesa corrente dello Stato, per acquisti, forniture e lavori, nonchè gli investimenti pubblici che in essa sono via via ricompresi che, sostenendo la domanda e l'occupazione, consente di proseguire a garantire la tutela del lavoro.
Quello che i partiti presenti oggi in Parlamento, nel loro compesso, non sembrano voler capire è che se si sostituisce ai meccanismi di tutela pubblica, diretta o indiretta, del lavoro, la determinazione "minima" autoritativa di un trattamento diffuso di disoccupazione o di retribuzione minima di entrata nel lavoro, il potere negoziale collettivo, sarà stato comunque assorbito, una volta per tutte, fra le spese che sono, nella loro integralità, soggette a livelli esclusivamente legati ai parametri imposti dall'UEM (come si è visto per le misure finanziarie cassate dalla Corte costituzionale portoghese): cioè dall'euro e al suo obbligo "infinito" di consolidamento del bilancio.
Cioè queste diverranno spese considerate nulla più che improduttivi "trasferimenti" o fastidiosi "vincoli" del mercato del lavoro, soggetti alla flessibilità, in diminuzione, dettata dagli obiettivi deflazionistici europei volti alla competitività.
Una volta che si sia considerato come unico principio supremo che lo Stato limita la spesa pubblica per raggiungere il pareggio di bilancio e che i livelli salariali possono fluttuare liberamente fino a che non siano raggiunti i livelli di "produttività" imposti dalla BCE e dai vari Ecofin, magari con norme direttamente dettate da commissari UE nell'ambito del two packs, essi saranno, sempre d'autorità, costantemente variabili in diminuzione.
Ciò che è graziosa concessione delle esigenze dei "mercati" che governano l'Europa sovrana, potrà sempre essere ridotto a piacimento, perchè il livello della prestazione pubblica o della retribuzione "legale", dovranno sempre essere variati per esigenze estranee al criterio della sufficienza per poter condurre un'esistenza libera e dignitosa, come impone l'art.36 Cost.che, proiezione concreta dell'art.3, comma 2 Cost., era volto a stabilire un parametro invalicabile della libertà esistenziale dei lavoratori stessi.
La prova di ciò è che, la Repubblica italiana, astretta dai limiti UEM, che gli impongono di correggere gli squilibri commerciali determinati dall'euro, attraverso "riforme del lavoro" e riduzione di deficit e debito pubblico, non potrà presto più garantire neanche la Cassa integrazione guadagni per il crescente numero di lavoratori costretti a ricorrere a tale forma di previdenza lavorativa. E la Fornero che afferma che i fondi saranno reperiti senza bisogno di fare una manovra, ma "semplicemente" tagliando ancora la spesa pubblica: che, per effetto del maggior moltiplicatore, è invece la manovra con effetti recessivi più intensi (il che, poi, tra l'altro significa che pagamenti a fornitori e dipendenti in futuro diminuiranno).
Ma anche per le pensioni si preannunciano gravi difficoltà di prosecuzione nei pagamenti: pur essendo un sistema a ripartizione in largo attivo (almeno finchè la disocucpazione non sarà dilagante), infatti, i fondi affluiscono alla fiscalità generale e..."il governo continua a tagliare i trasferimenti", in omaggio al pareggio di bilancio.
Ma anche per le pensioni si preannunciano gravi difficoltà di prosecuzione nei pagamenti: pur essendo un sistema a ripartizione in largo attivo (almeno finchè la disocucpazione non sarà dilagante), infatti, i fondi affluiscono alla fiscalità generale e..."il governo continua a tagliare i trasferimenti", in omaggio al pareggio di bilancio.
Se dunque la stessa CIG e le pensioni, travolte dalla disoccupazione provocata deliberatamente dall'austerità UEM che prolunga la recessione, non potranno più essere garantite nei livelli legalmente previsti, la logica di risparmio della spesa pubblica e di pareggio del bilancio, farà sì che, quand'anche introdotti, "reddito di cittadinanza" e "minimi salariali" saranno una comoda e privilegiata via di intervento riduttivo della spesa pubblica via via che la crisi, inevitabilmente innescata da questa logica, presenterà il conto agli Stati, i cui bilanci saranno sempre peggiori delle previsioni (proprio perchè si continua a ignorare il moltiplicatore fiscale e a perseguire esclusivamente la correzione deflattiva salariale).
Anzi, in questa prospettiva di agevolazione del taglio delle prestazioni e dell'arbitrio totale circa il "livello minimo delle prestazioni essenziali", fossi in voi, diffiderei dei "secondi fini" di chi volesse introdurre misure del genere!
Anzi, in questa prospettiva di agevolazione del taglio delle prestazioni e dell'arbitrio totale circa il "livello minimo delle prestazioni essenziali", fossi in voi, diffiderei dei "secondi fini" di chi volesse introdurre misure del genere!
Lo stesso meccanismo di pagamento dei crediti alle imprese implica che essi siano pagati creando dei "fondi" appositi presso il governo centrale, che però saranno soggetti a copertura: sia mediante la restituzione dei relativi trasferimenti, gravati da interessi, da parte di regioni e enti locali, col corrispondente sacrificio di altre voci di futura spesa per far fronte all'obbligo di restituzione; sia, per la parte che non sia prontamente coperta da tali rimesse dalla periferia al centro, di riduzione programmate, o altrimenti per tagli "lineari" della spesa pubblica dei ministeri.
Quand'anche inizialmente si fissasse un salario di cittadinanza il suo costo aggiuntivo rispetto alle attuali forme di previdenza del lavoro sarebbe finanziato obbligatoriamente mediante tagli aggiuntivi e inevitabili al resto della spesa pubblica. O nuove gravose imposte: ovvero entrambe le cose.
E se non ci fosse un costo aggiuntivo, ciò vorrebbe dire che l'ammontare di tali erogazioni sarebbe un ulteriore arretramento del "livello essenziale delle prestazioni". A questa alternativa non c'è scampo nelle attuali condizioni dettate dal pareggio di bilancio in Costituzione.
Ed è questo che non vogliono capire le forze politiche oggi presenti in Parlamento: tutte, finora senza eccezioni. Credendo che la "riduzione" dell'intervento pubblico sia una cosa positiva, una spinta ad una maggiore "efficienza". Sì: della macchina distruttiva della domanda interna, del sistema delle imprese e dell'occupazione.
Quindi si prepara, a seguire queste logiche, un futuro in cui incertezza, precarietà e crescente impoverimento saranno programmaticamente perseguiti a danno dei lavoratori, privati delle tutele costituzionali per resistervi, e abbandonati dalla Repubblica, che rinuncia al suo "compito" primario di tutelarli e di garantire il livello essenziale delle relative prestazioni (art.1, 3, 36, 120 Cost.; ma in realtà sono tanti di più gli articoli coinvolti).
E a proposito...Dai vari "supercandidati" alla presidenza della Repubblica, avete mai sentito una sola parola, da trasmettere doverosamente a tutti gli italiani, su questi problemi così gravi e incombenti? Un accenno della consapevolezza di questi meccanismi inesorabili? Eppure il prossimo PdR sarà quello che dovrà gestire questi eventi che, finchè ci sarà l'UEM, sono una certezza.
ADDENDUM DELLE 19.00: nel ringraziarvi per il livello e l'interesse dei commenti, vi segnalo questo articolo di Feltri, che conferma come l'euro exit sia ormai una questione "vista" solo da chi ha iniziato da poco a subire le conseguenze della crisi, e si accinge perciò a "badogliare". Per tutti gli altri (che credono nella "sinistra" o nelle alternative), beh...che si arrangino
E a proposito...Dai vari "supercandidati" alla presidenza della Repubblica, avete mai sentito una sola parola, da trasmettere doverosamente a tutti gli italiani, su questi problemi così gravi e incombenti? Un accenno della consapevolezza di questi meccanismi inesorabili? Eppure il prossimo PdR sarà quello che dovrà gestire questi eventi che, finchè ci sarà l'UEM, sono una certezza.
ADDENDUM DELLE 19.00: nel ringraziarvi per il livello e l'interesse dei commenti, vi segnalo questo articolo di Feltri, che conferma come l'euro exit sia ormai una questione "vista" solo da chi ha iniziato da poco a subire le conseguenze della crisi, e si accinge perciò a "badogliare". Per tutti gli altri (che credono nella "sinistra" o nelle alternative), beh...che si arrangino