Ora la domanda è: chi gliela fa fare ad una banca a prestare soldi a un'impresa in situazione di calo della domanda (che sia recessione o solo output-gap da...saldo primario pubblico, cambia solo l'intensità del fenomeno), quando può prestare gli stessi soldi allo Stato e stare bene al sicuro sulla restituzione?
Ovviamente, una banca "universale", cioè abilitata, in regime di liberalizzazione globale dei capitali, a giocare al grand casinò della finanza "derivata", già di per sè tenderà a preferire gli impieghi basati sui rendimenti che "pagano" sul bilancio annuale e fanno fruttare i bonus e le stock options. Insomma la intermediazione finanziaria si disinteressa sempre più della redditività degli investimenti produttivi, basata sulla capitalizzazione dei profitti "attesi" comparata col costo del nuovo bene strumentale da inserire nel processo produttivo. Ok?
Tutta questa storiella, alquanto caratterizzante, secondo Minsky, del capitalismo post abolizione del Glass-Steagall Act, è la parte dei discorso che von Hayek non considerò mai. Convinto com'era che l'operatore razionale fosse sempre in grado di valutare la convenienza dell'investimento in base alla sola aspettativa di calo dell'inflazione, per il solo fatto che lo Stato si levasse di mezzo, e senza alcuna interferenza da una, per lui, inesistente influenza della logica del "breve" propria dell'intermediazione finanziaria.
Insomma questa è la parte del funzionamento del capitalismo moderno che "non si può menzionare", perchè "è maleducazione" e contraddice il dogma che "la colpa è tutta dello Stato inefficiente" e di 'sti avidi dei lavoratori con le loro assurde pretese salariali.
Se poi condividiamo l'analisi che in fondo, cruccoland avesse ben chiaro il prezzo da chiedere per la rinuncia alla propria "monetona" (gli agnelli italiani da sacrificare sull'altare dell'egemonia franco-tedesca, ma non quelli con la "A" maiuscola, che miravano a tutt'altro), come chiarì ben benino il simpatico Kohl,si capisce al volo quanto non abbiamo avuto scampo negli ultimi 25 anni.
Venendo a noi, possiamo tirare un respiro di sollievo. Si poteva pensare, per un passeggero singulto della politica italiana, che von Renziek assumesse il ruolo "badoglico".
Ma pare che la questione sia in via di "rientro".
Il che riporta la palla nel campo badogliesco per elezione, che, nella logica delle cose, non è propriamente quello dei filotedeschi ad oltranza, cioè dei super-nipotini di von Hayek, con tanto di premio. Insomma, scongiurata una folgorazione sulla via di Washington del "nostro", ritorniamo alla iniziale configurazione dei rivolgimenti farseschi, che si aggiravano su altre possibili candidature al ruolo catalitico del 25 luglio.
Ma in compenso, stante la possibile saldatura dei "tosco-nipotini" e, udite!, della premiata ditta "von Hayek", potremmo avere, in anteprima, la facciata della "nuova Salò" farsesca e bancofila.
E quindi, in fondo, la logica dell'8 settembre farsesco (adesso non ci stiamo a impiccare sui nomi, tanto la fantasia della Storia può ancora farci delle sorpresine) sarebbe un pò più rispettata.
Ovviamente, una banca "universale", cioè abilitata, in regime di liberalizzazione globale dei capitali, a giocare al grand casinò della finanza "derivata", già di per sè tenderà a preferire gli impieghi basati sui rendimenti che "pagano" sul bilancio annuale e fanno fruttare i bonus e le stock options. Insomma la intermediazione finanziaria si disinteressa sempre più della redditività degli investimenti produttivi, basata sulla capitalizzazione dei profitti "attesi" comparata col costo del nuovo bene strumentale da inserire nel processo produttivo. Ok?
Tutta questa storiella, alquanto caratterizzante, secondo Minsky, del capitalismo post abolizione del Glass-Steagall Act, è la parte dei discorso che von Hayek non considerò mai. Convinto com'era che l'operatore razionale fosse sempre in grado di valutare la convenienza dell'investimento in base alla sola aspettativa di calo dell'inflazione, per il solo fatto che lo Stato si levasse di mezzo, e senza alcuna interferenza da una, per lui, inesistente influenza della logica del "breve" propria dell'intermediazione finanziaria.
Insomma questa è la parte del funzionamento del capitalismo moderno che "non si può menzionare", perchè "è maleducazione" e contraddice il dogma che "la colpa è tutta dello Stato inefficiente" e di 'sti avidi dei lavoratori con le loro assurde pretese salariali.
Se poi condividiamo l'analisi che in fondo, cruccoland avesse ben chiaro il prezzo da chiedere per la rinuncia alla propria "monetona" (gli agnelli italiani da sacrificare sull'altare dell'egemonia franco-tedesca, ma non quelli con la "A" maiuscola, che miravano a tutt'altro), come chiarì ben benino il simpatico Kohl,si capisce al volo quanto non abbiamo avuto scampo negli ultimi 25 anni.
Venendo a noi, possiamo tirare un respiro di sollievo. Si poteva pensare, per un passeggero singulto della politica italiana, che von Renziek assumesse il ruolo "badoglico".
Ma pare che la questione sia in via di "rientro".
Il che riporta la palla nel campo badogliesco per elezione, che, nella logica delle cose, non è propriamente quello dei filotedeschi ad oltranza, cioè dei super-nipotini di von Hayek, con tanto di premio. Insomma, scongiurata una folgorazione sulla via di Washington del "nostro", ritorniamo alla iniziale configurazione dei rivolgimenti farseschi, che si aggiravano su altre possibili candidature al ruolo catalitico del 25 luglio.
Ma in compenso, stante la possibile saldatura dei "tosco-nipotini" e, udite!, della premiata ditta "von Hayek", potremmo avere, in anteprima, la facciata della "nuova Salò" farsesca e bancofila.
E quindi, in fondo, la logica dell'8 settembre farsesco (adesso non ci stiamo a impiccare sui nomi, tanto la fantasia della Storia può ancora farci delle sorpresine) sarebbe un pò più rispettata.