Questo il bollettino sulla crescita UEM del terzo trimestre 2013, "quarter", (cioè 1/4 di anno, che nei TG italiani, rassegne stampa, viene tradotto in quadrimestre: e si sentono tanto "europei").
La Francia se la passa male (-0,1) e gli viene detto che deve accelerare le-riforme-strutturali-per-la-competitività (pensioni e lavoro); ma va esattamente come l'Italia, la cui decrescita viene invece "felicemente" accolta, in quanto rallentamento (!) della recessione.
Ora considerato che sulla ripresa degli investimenti privati persino la Commissione la vede in termini dubitativi, parrebbe che la (ri)crescita italiana sia affidata tutta a un trend previsionale di aumento delle esportazioni, che prosegua l'andamento incrementale del CAB degli ultimi due anni: ma, abbiamo visto, questo è imputabile a una prevalente e percentualmente superiore contrazione dei consumi.
Vedremo come tale previsione governativa e dei media mainstream si possa realizzare. E sono curioso di vedere quali sarano i mercati esteri "vicini", ma anche non, che assorbiranno l'offerta produttiva italiana neo-competitiva (offerta sarebbe "produzione", ma, visto l'andamento negativo degli investimenti anche nel 2013, sarebbe più corretto parlare di "scorte" buttate sul mercato alla disperata). Ne riparleremo.
Ma la verità è che si sono tanto agitati questa estate a sbandierare il dato del secondo trimestre rivelatosi la prevedibilissima bufala che era: non si può pensare a un ritorno alla crescita se dilaga la disoccupazione. La crisi è da "domanda", ma loro non si fanno domande. Anche di fronte a un terzo trimestre contrario alle pallide indicazioni del secondo, insistono: non potendo dir nulla sull'andamento generale UEM che li contraddice, si attaccano all'Irlanda (!?) come dimostrazione "vivente del successo delle politiche di consolidamento fiscale".
Intanto, oggi discuteremo. Chissà...