Lo schema generale è questo:
1) ad un estremo abbiamo uno Stato autoritario, con forte repressione poliziesca e scarsa garanzia processuale delle libertà del cittadino di fronte allo Stato, controllato da una classe politica ben salda di un consenso legittimato da un potere economico legato alla coincidenza tra sfera del pubblico e concentrazione della proprietà (allo stato più puro, il sistema feudale). Il regime (alquanto ancién) è tendenzialmente incentrato su una disciplina delle classi sociali ben gerarchizzata e definita:
- prevale la CONCUSSIONE, cioè il più facile uso di violenza (morale essenzialmente) e minaccia (intimidazione strutturale derivante in sè dal contatto con i poteri pubblici) verso gli strati più deboli (e meno còlti) della popolazione. Esse sono utilizzate da ogni livello di pubblica autorità per appropriarsi di denaro o altra utilità a fronte dell'esercizio di pubbliche funzioni, esercitate nell'interesse generale "formale" (es; dazione per non applicare una sanzione o per accordare un beneficio, che sarebbe spettante ma che viene fatto dipendere da un'ampia discrezionalità "di fatto");
(Semplificando, sul piano storico, ciò descrive, in modo tendenziale, la forma di Stato sia delle monarchie assolute pre-costituzionali, sia la lunga fase di transizione degli Stati liberali censitari, cioè con voto limitato alla parte più ricca della popolazione, di sesso maschile)
2) posizione intermedia caratterizzata da norme sulle pubbliche funzioni più avanzate nel definire l'interesse pubblico in senso democratico: cioè nel porre limiti formali alla discrezionalità che assicurino, in teoria, eguaglianza nell'accesso ai benefici pubblici o nell'atteggiamento sanzionatorio dei pubblici poteri.
In un tale assetto organizzativo, caratterizzato dall'eguaglianza formale, nonchè da un'eguaglianza sostanziale non integralmente effettiva, e perciò coesistente con una (teoricamente) transitoria conservazione di consistenti posizioni sociali di forza economica:
- prevale la CORRUZIONE, cioè l'offerta di denaro o altra utilità al pubblico decidente per violare le norme in modo da garantire, a chi sia in grado di "investire" in questa dazione, la convenienza di una decisione favorevole non dovuta, o più rapida di quella ordinariamente riservata ai normali cittadini, o il "risparmio" della non applicazione di una misura sfavorevole, legalmente dovuta;
(Ciò descrive, tendenzialmente, il fenomeno nelle democrazie costituzionali che enunciano a livello programmatico i diritti sociali ma si fermano, storicamente, a un grado più o meno parziale di loro realizzazione)
3) all'altro estremo, abbiamo la permanenza o instaurazione (successiva al passaggio per una o entrambe le fasi precedenti) di forti posizioni di concentrazione oligarchica della ricchezza, e, pur in presenza di un sistema mediatico a forte diffusione di massa (TV e giornali) e di "formali" elezioni a suffragio universale per la preposizione alle cariche di "governo", il conseguenziale controllo sulla composizione della classe politica elettiva da parte degli appartenenti alla oligarchia.
Ciò determina la "capture" più o meno totale del processo normativo: legislativo (capture delle maggioranze parlamentari) e regolamentare-provvedimentale (capture sugli stessi componenti del governo).
In un assetto socio-economico in cui l'oligarchia abbia il controllo del processo normativo, le norme rifletteranno una concezione di interesse generale creato dal controllo mediatico-oligarchico e - attraverso opportuni standard e meccanismi di linguaggio fortemente "tecnicizzato"- renderanno tendenzialmente legale l'appropriazione delle utilità e beni pubblici da parte delle oligarchie a danno della utilità e della eguaglianza, formale e sostanziale, del corpo elettorale, svuotando di contenuto sia i diritti politici, sia i diritti sociali.
In tale evenienza (realizzabile in diversi gradi):
- prevale L'ASSENZA DI CORRUZIONE (per difetto di fattispecie sanzionatorie applicabili ai meccanismi di appropriazione disparitaria della ricchezza, che vengono simultaneamente legalizzati dalle norme); e la corruzione degrada a fenomeno episodico, visto come eversione di un assetto sociale basato su un'APPARENTE ETICA FORTE, CONNESSA A UN CONCETTO NORMATIVO DI INTERESSE GENERALE SVINCOLATO DAL BENESSERE GENERALE.
(Ciò descrive, tendenzialmente, il riaffermarsi del capitalismo "sfrenato", e la sua marcia di neutralizzazione dello Stato redistributivo pluriclasse, sintetizzabile nella tecnocrazia mediatica)
Questa è una prima sintesi.
Dei presupposti di questi vari assetti, esaminati nell'evoluzione ordinamentale italiana, abbiamo parlato diffusamente qui.
Vi lascio segnalando che:
a) via via che si afferma questa "apparente etica forte", essa si rivela, per via mediatica, come la più potente ed efficace barriera di dissimulazione dell'assetto distributivo della ricchezza che si va affermando mediante il controllo oligarchico della funzione normativa pubblica;
b) ci possiamo interrogare, usando questo riferimento schematico, in che fase e in che grado di sua realizzazione, ci troviamo oggi in Italia.
Se volete cimentarvi in analisi, con cui, in genere, mi date grandi soddisfazioni, cercate di portare dati ed elementi coerenti di riflessione.
Magari costruiremo insieme il resto della "teoria generale".
P.S.: qualcuno, se gli va, lo mandi a Travaglio :-)