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"ACT OF (democratic) VALOR". AD AVERCENE!

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Tra le cose positive che il M5S ha finora compiuto coi suoi vari "cittadini eletti" - e rammento la strenua difesa delle risorse pubbliche (cioè dello Stato-comunità non del suo ente ausiliario e mandatario Bankitalia) sulla tristemente nota rivalutazione delle quote Bankitalia- mi piace ora segnalarne un'altra.

Quando i rappresentanti del "movimento" (inteso come complesso di militanti non riducibili ai "vertici") accettano, o "subiscono" (almeno così pare), decisioni e linee d'azione politica dei vertici che non paiono conformi all'interesse del Paese, definito dai principi e diritti inviolabili della Costituzione, ritengo che la cosa vada segnalata; e questo proprio perchè non solo si tratta, formalmente, del principale partito di un'opposizione ridotta al lumicino, ma anche perchè caratterizzato dall'aver suscitato enormi speranze...che non dovrebbero essere deluse a nessun costo. 

Ma se questi rappresentanti dimostrano di agire in linea con questo interesse nazionale, la cosa merita una segnalazione
Se non altro per l'assoluta rarità del fenomeno, in rapporto agli standards della nostra classe politica; questa si autoqualifica, prevalentemente, come a geometria variabile tea-party e, nel complesso,  ordo-livorosa. Cosa che oggettivamente, coinvolge spesso e volentieri il M5S, nel segnalato problema di "scissione" e di corretta comprensione, economica e giuridica, di fenomeni come la casta, la corruzione, le cricche e i difetti fisiologici della democrazia, dei quali non si vuole affatto la soluzione, proprio perchè servono a fare il gioco ordoliberista.

Senonchè, nel caso specifico che vado ad elogiare, si indovina:
a) una corretto inquadramento del concetto di corruzione, conforme alla "teoria generale" che, nel liberismo imperante in UE (e già rendersene conto per un politico italiano..), la inquadra nel conflitto di interessi e nella istituzionalizzata coincidenza tra norme e appetiti legalizzati della "vera" casta oligarchica, sovranazionale;

b) un raro modo di interpretare i trattati, senza accettare la vulgata preventiva (cioè "precompresa"), della loro natura pacifista e della loro interpretazione incontestabile da parte dei membri della finanza (unica vera oligarchia dominante e "castale").


Jonathan Hill
 (Mr.Hill)

Mi riferisco all'eurodeputato Zanni, che, distinguendosi in assoluto in tutto il panorama dei rappresentanti di tutte gli Stati UE, è stato protagonista di una "nobile" azione di rivendicazione democratica - in senso sostanziale e non "idraulico" (che significa farla coincidere con la mera espressione del voto), in sede di audizione dei nuovi commissariUE.
L'ottimo Zanni (ottimo anche per altri motivi), infatti, sul punto a) (cosa significhi il fenomeno della ben più imponente corruzione istituzionalizzata- e non rilevata dalle classifiche OCSE o FMI- in regime liberista) ha fatto questo:

"Zanni ha definito la lista delle nomine “un esercizio di satira politica” e la nomina di Hill in particolare “la scelta più controversa e perversa. Affidare ad un conservatore britannico amico delle lobbies finanziare il portafoglio sulla stabilità e i servizi finanziari è un affronto”, ha dichiarato Zanni durante l’audizione del commissario designato.
La sua storia evidenzia come lei sia in enorme conflitto d’interesse e – ha dichiarato Zanni – quanto sia inadatto per il ruolo assegnatole. Proviene da un paese dominato dal settore finanziario. Vanta una lunga carriera da lobbista di primo piano, a libro paga di tutti quegli interessi finanziari che adesso sarà chiamato a regolamentare.

Sul punto b), (interpretazione dei trattati fuori vulgata della vera casta e conforme all'art.11 Cost come inteso dai Costituenti), ha fatto ancora di meglio, evidenziando, dalla viva voce di un membro della "vera casta", ciò che avevo suggerito in questa analisi, un giorno sottoposta anche ad un convegno dei parlamentari dello stesso M5S:

"Nell’audizione di Dombrovskis, Zanni l’ha attirato in una trappola. Gli ha chiesto se intenda risolvere il vuoto legislativo causato dall’assenza, nei trattati europei, di regole e procedure per paesi che volessero uscire dall’Euro. Dombrovskis ha affermato che nessuno può impedire ad un paese membro di farlo e che la Commissione fornirebbe l’assistenza “tecnica” per chi ne manifestasse la volontà.
Il giorno dopo, evidentemente avendo subito una lavata di capo da Juncker, Dombrovskis ha emesso una dichiarazione firmata, in cui si legge: “Comprendo che le mie risposte nell’audizione di ieri sul tema della possibilità che uno stato membro esca dall’area dell’Euro possano aver dato luogo a fraintendimenti. La partecipazione all’Euro è irreversibile, come chiariscono i trattati”. Questa posizione, puramente ideologica, non è nuova in quanto è il mantra ripetuto ossessivamente dal Partito Unico dell’Euro. 
Ovviamente non riflette la realtà, in quanto se un governo sovrano decide di uscire dall’Euro, nessuno può impedirglielo. Ma intanto il commissario designato si è coperto di ridicolo."

All'ottimo Zanni, semmai gli servisse, rammento che, sul punto connesso della "immaginaria" obbligatorietà  dell'irreversibile adesione all'euro, lo stesso Barroso ha fatto un'indiretta ammissione, una sorta di excusatio non petita, qui evidenziatain questi termini:

"...conscio che la situazione di opting-outsull'euro (in realtà di paese che non aderisce, programmaticamente o comunque "di fatto") è attualmente riconducibile all'art.139, come categoria generale a cui ascrivere, senza la fissazione di un termine finale, la posizione di paese con deroga, si sforza di argomentare che tutti gli altri (paesi con deroga) che non siano il Regno Unito, (che ha stabilito di non aderire "once and for all"), debbano considerarsi obbligati a entrare nell'euro, compresa la Danimarca. 
Pertanto, programma (come ulteriore modifica-risoluzione da assumere) di chiarire che la posizione di UK debba essere esplicitata come oggetto di una regola speciale, non estensibile agli altri Paesi membri con deroga.
Il fatto stesso che impieghi un buon pezzo del discorso a perorare la obbligatorietà dell'adesione all'euro, non potendo indicare alcuna previsione dei Trattati che la sancisca, mostra la debolezza e il wishful thinking che la contraddistingue
La moneta unica è preordinata per tutti gli Stati membri, vero, ma l'art.3, par.4, TFUE, si guardò bene dallo stabilire qualsiasi obbligazione di adesione all'UEM, lasciando agli Stati ogni relativa determinazione, dato che, altrimenti, non avrebbero aderito se non a costo di pesanti questioni di costituzionalità interna (quelle che in Italia ci si rifiuta di porre, ma non in Germania o in Francia):
"According to the treaties, the single currency is meant for all Member States, except for those who have a permanent opt-out. And the truth is, there is only one Member State - the UK - that has such an opt-out.
Even Denmark's status is better described as a 'possible opt-in' than as a permanent opt-out. All the others have committed to join the euro. This will take time, and certainly even more thorough preparation than in the past."
Ma se così fosse perchè la Commissione non ha avviato qualche "procedura" per mettere in mora tali paesi non dotati di "permanent opting-out"? 
E poi: quale procedura, di grazia, avrebbe mai potuto letteralmente inventarsi per coartare i governi e i parlamenti degli Stati con deroga?

A Zanni, se avrà modo di leggere queste righe, un'esortazione ad andare avanti su questa strada, ma proprio su questa; e anche un opportuno  "in bocca al lupo".
La sua linea di azione non può che essere un esempio per...molti, che siedano accanto a lui, o anche in scranni "italiani". 
Ad avercene!


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