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PIU' FILOGERMANICI DI SINN (che è "quasi" d'accordo con Stiglitz): IL 25 LUGLIO E LA NEO-SALO' GIA' INTRECCIATI

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http://cronologia.leonardo.it/storia/a1943zzz.jpg

1. Dialogavamo via mail con Sergio Govoni:
"...dovendo fare il punto frattalico della questione quali elementi vedresti  a conferma dell'attualità del 25 luglio (tra situazione interna e internazionale)?"

Ed ecco la risposta di Sergio:
"Schematicamente, questi elementi (o suggestioni) mi vengono in mente:
- Alla riunione del Gran Consiglio corrisponde il riposizionamento pubblico dei vari Gallino etc, come da post di Bagnai.
- Alla consapevolezza che la guerra è ormai persa da parte tedesca corrisponde la proposta di Schäuble alla Grecia di uscire dall'euro, così come all'inasprimento militare la proposta di "ministero delle Finanze della zona euro" uscita, mi sembra, ieri.
- A Radio Londra corrisponde, in maniera vagamente sotterranea, il New York Times: pensiamo agli interventi di Krugman e di Stiglitz e ad altri suggestivi articoli, come quello che hai citato a Milano in cui si diceva tranquillamente che i media greci sono controllati oligarchicamente.
- Allo sbarco in Sicilia: una linea di credito USA per il debito short term italiano sull'estero (quello che Francesco Lenzi aveva quantificato l'anno scorso in 580 miliardi, http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/le-incerte-opzioni-di-salvezza-italiana.html).
Del resto Stiglitz in un'intervista su Repubblica ha parlato di una linea di credito della Fed per la Grecia (però per evitare la Grexit: "E visto che la Bce non vuole adempiere alle sue responsabilità, la Federal Reserve deve creare una linea di credito speciale per la Grecia."
http://www.repubblica.it/economia/2015/07/11/news/joseph_stiglitz_america_in_prima_linea_bisogna_evitare_grexit_e_quel_referendum_non_e_stato_inutile_-118865539). 
Più in generale, qualche altra misura che possa sembrare una mano tesa sul lato finanziario, forse anche soltanto annunciata.
- Allo sbarco in Normandia che cosa può corrispondere? Forse un bailout delle banche francesi quando esploderà la Deutsche Bank?
Viene anche da pensare che alla NATO possa poi corrispondere frattalicamente il TTIP
". 

2. Apro e leggo l'International New York Times di oggi, alla pagina degli "autorevoli commenti" e, a conferma delle intuizioni di Sergio, mi ritrovo due articoli, rispettivamente di Stiglitz e del "mitico"Hans-Werner Sinn (/pag.8). 
Il primo lo trovate in rete qui, essendo del New York Times (edizione USA) di due giorni fa. Titolo: "Greece, the Sacrificial Lamb".
Il secondo anche; e ha un titolo ancora più interessante, considerato che si tratta di Hans-Werner in persona (e non "semplicemente" di Herr Schauble): "Why Greece Should Leave the Eurozone"

Il "succo" del primo (per chi facesse troppa fatica a leggere in inglese), è una certa conferma che Radio Londra in effetti, continua a trasmettere: nonostante qualche cedimento sul fronte "inglese"
A pagina 18 dello stesso "International" c'è infatti un articolo di un giornalista inglese, Hugo Dixon, - che si qualifica, non a caso, per essere pro-permanenza di UK dentro l'UE-, secondo il quale in Grecia le cose potrebbero andare "benissimo" a posto. Ciò in quanto la Grecia applichi tutte le misure di riforma chieste dall'ultimo accordo coi creditori e ottenga un nuovo accordo entro la fine di agosto, cioè credito aggiuntivo senza ulteriori condizionalità  (!), sicchè, divenuta la Grecia credibile (insomma, Mario Monti style), si giunga all'inclusione della stessa Grecia nel programma BCE di acquisto di titoli, cioè nel QE da cui è ora esclusa. 
Per Dixon, il clima di fiducia così restaurato e gli interessi ridotti sul debito pubblico, consentirebbero - coi fondi aggiuntivi apprestati dai creditori (dopo il nuovo accordo fattibile per fine agosto),  sotto la supervisione della BCE- di ricapitalizzare il sistema bancario greco per un ammontare tra i 10 e i 25 miliardi di euro. Ciò consentirebbe di rimuovere i limiti attualmente imposti alla circolazione dei capitali e di evitare un bail-in prevenendo l'ulteriore rush dei depositanti in corso (da anni) in Grecia. 
Fatto questo, la Merkel consentirebbe di ristrutturare, quanto a scadenze e livello degli interessi, il debito greco verso le "istituzioni". Il tutto, secondo una visione in cui si afferma esplicitamente che la crescita dipende essenzialmente dalla "fiducia", a partire da ottobre (quando cioè si farà il consuntivo della realizzazione credibile dell'austerità da parte dei creditori-€urogruppo).

3. Capite bene che questa approssimativa visione macroeconomica, tutta incentrata sul lato finanziario-monetarista e neo-classico delle "aspettative", è esattamente quanto ha portato la Grecia all'attuale disastro: una totale, ostinata e sconnessa (da qualsiasi considerazione del funzionamento dell'economia reale), fede nell'austerità espansiva e un'indifferenza totale ai meccanismi di crescita della domanda. Basti dire che il sistema bancario greco, alla fine di questo "valzer", sarebbe in mano ai creditori esteri ma con la garanzia creata dalla tassazione crescente sui contribuenti greci che, invece, saranno sempre meno, dato che i disoccupati, attuali e futuri(in sicura crescita), le tasse non possono semplicemente pagarle.

La visione di Dixon, è esattamente quella del mainstream italiano, che oggi si riversa, sfruttando l'onda mediatica del...Comune di Roma, sull'utilità di indispensabili privatizzazioni del patrimonio pubblico e  di drastici tagli della spesa pubblicaper abbassare le tasse; tutto questo, proprio in un momento in cui ciò significa svendita di asset strategici sotto-sotto costo, a mani estere, fallendo per di più ogni obiettivo di riduzione.

4. Ma tale visione è smentita dalla ennesima lucida ricostruzione di Stiglitz, nell'articolo sopra citato, relativa agli effetti dell'austerità. 
Stiglitz, sottolineando per l'ennesima volta che l'austerità è alla base della prolungata depressione greca (e, ovviamente, non solo di quella greca), rammenta come già le condizionalità del FMI negli anni '90 (nel caso dei paesi asiatici che ebbero la malaugurata idea di rivolgersi ad esso), si risolsero in una miriade di riforme strutturali che, lungi dall'essere funzionali ai "grandi cambiamenti" richiesti, finivano per favorire un interesse particolare su quelli generali
Per la Grecia, Stiglitz fa l'esempio del "latte", laddove la trojka ha imposto di favorire ulteriormente il latte a lunga conservazione importato (in primis olandese), senza che però, data la struttura oligopolistica degli operatori stranieri, ciò porti alcun vantaggio di prezzo ai consumatori greci (la trojka ha infatti chiesto di abolire l'identificabilità del latte fresco con scadenza a 5 giorni...). 
Fa poi il caso della abolizione, imposta dalla Trojka, della ritenuta alla fonte, trans-frontaliera, sulle tasse dovute dagli investitori esteri, per redditi prodotti in Grecia; in contrapposizione a ciò, però, le imprese medie e piccole nazionali, greche, dovrebbero anticipare all'inizio del periodo di imposta tutte la tasse dovute sui redditi futuri. 
Stiglitz evidenzia così che non solo l'austerità non può funzionare di per sè (e non ha minimamente funzionato), ma che essa finisce per favorire la definitiva liquidazione della democrazia, che si accompagna a l'"inclusive capitalism", e il rafforzamento delle oligarchie locali che non verrebbero minimamente coinvolte nelle misure di austerità (in cambio della consueta complicità alla colonizzazione, e liquidazione a prezzi di saldo, della struttura produttiva residua dei pochi non oligarchi rimasti in piedi: una tendenza che in Italia le PMI dovrebbero conoscere ma...sembrano totalmente ignorare).

5. Dunque, la neo-Radio Londra qualche segnale continua a darlo: e non trascurerei quanto segnalato da Paolo Corrado, e qui già anticipato nel corso dei mesi scorsi, circa una "certa tendenza", in USA, a promuovere nuovamente la domanda, cercando di innalzare i salari reali di un mercato del lavoro eccessivamente deflazionista e controproducente per gli investimenti: "Ai dipendenti di ristoranti fast food sarà alzato il salario minimo da $8.75 a $15. Altri settori dovrebbero seguire in tutto il paese."


6. Ma veniamo a quanto ci dice Sinn, che ci conferma che i tedeschi, come dice Sergio, abbiano la consapevolezza che la guerra (nella versione tutta finanziaria, pubblica e privata, frattalicamente rilevante) ormai sia persa,ma non per questo rinunciano alla lotta, utilizzando ogni possibile contromisura ed espediente a disposizione per non dichiarare la resa (cioè per non essere loro a porre fine all'euro, uscendo dall'eurozona e perdendo il colossale vantaggio competitivo a cui si riduce sostanzialmente, oggi ed ormai, la loro convenienza).
Alla faccia dei libbberisti spaghetti-tea party, che continuano a negare (a reti TV more solito unificate) ogni evidenza, Sinn ammette che: "un terzo del credito pubblico di "salvataggio" fluito verso la Grecia è stato usato per salvare i creditori privati; un terzo è andato a finanziare il deficit delle partite correnti greche (cioè sempre a creditori privati, per crediti insorti successivamente, per consentire ai greci di continuare a importare prodotti esteri da cui dipende totalmente la loro sopravvivenza, ndr.); e un terzo si è vaporizzato per finanziare la fuga di capitali dalla Grecia (cioè sempre per via bancaria e sempre come conseguenza delle aspettative legate alla irrisolvibilità dei primi due aspetti; per quanto in Italia il sistema mediatico non voglia ascoltare neppure...Sinn, ndr.).

7. L'articolo è sostanzialmente in linea con quanto detto da Stiglitz: il credito accordato alla Grecia condizionato dall'austerità è servito ad evitare la bancarotta (cioè la non recuperabilità dei crediti esteri) ma ha fallito nel revitalizzare l'economia
Per Sinn, la svalutazione interna residua che la Grecia deve ancora operare (a differenza dell'Irlanda, in ben altre condizioni sul lato dell'offerta, però), è ancora troppo elevata: fino ad un 22%, oltre il 9% già realizzato, e ciò per allinearsi ai livelli salariali dei vicini bulgari, rumeni e...turchi. La "sinergica" soluzione della reflazione nel resto dell'eurozona, secondo Sinn, potrebbe realizzarsi per via del QE di Draghi: ma lo definisce solo un "tentativo" e ci dice che comunque avrebbe effetto solo tra una decina di anni: ammesso che il resto dell'eurozona si attesti prontamente sull'inflazione al 2% (ipotesi ormai piuttosto remota), e che la Grecia rimanga a inflazione 0 per tutto tale periodo!

8. Insomma, Sinn, pragmaticamente, esclude che la correzione keynesiana di espansione della domanda ipotizzata originariamente da Tsipras, porterebbe a risultati positivi perchè allontanerebbe senza fine la correzione competitiva, cioè la svalutazione interna e porterebbe le Grecia a riaccumulare debito privato estero, costringendo a nuove linee di credito della Trojka solo per pagare, COI SOLDI DEI CONTRIBUENTI DEGL ALTRI PAESI UEM, le ulteriori inevitabili importazioni.

Perciò Sinn, arriva alla conclusione che "la migliore alternativa è la Grexit, accompagnata da ristrutturazione del debito, aiuto umanitario per l'acquisto dei beni IMPORTATI indispensabili (e siamo sempre lì...ndr.), con una "opzione" per il ritorno nell'euro. La Grecia potrebbe reintrodurre la dracma come unica valuta a corso legale. Tutti gli attuali prezzi, salari, contratti e saldi di bilancio, incluso il debito interno ed esterno, sarebbero convertiti in rapporto 1 a 1 con la dracma, che declinerebbe immediatamente di valore.
La svalutazione indurrebbe i greci a comprare prodotti domestici, piuttosto che importati. Il turismo avrebbe un'enorme spinta, e la fuga di capitali sarebbe invertita. I ricchi greci farebbero tornare i capitali fuggiti,comprerebbero immobili e li ristrutturerebbero, alimentando un boom delle costruzioni. Via via che il deficit commerciale divenisse un surplus, i creditori avrebbero indietro parte dei loro crediti..."

"E' vero che la Grexit chiarirebbe che l'appartenenza all'eurozona non è irreversibile (
come abbiamo visto, ormai la proposta stessa di Schauble l'aveva chiarito, ndr.), e potrebbe esporre i paesi membri ad attacchi speculativi. Ma ciò è poco probabile, come dimostra la calma reazione dei mercati al controllo dei capitali e al no al referendum in Grecia..."

9. Insomma, dopo il "forza Schauble!", dovremmo auspicare che i nostri governanti si prendessero Sinn come consulente economico.

Ma lo sviluppo degli eventi non è così lineare: anzi, è proprio frattalico.
La classe dirigente (oligarchica e pro-oligarchica) italiana, è più fedele alla...convenienza tedesca degli stessi economisti neo-classici tedeschi. Una linea "antisovrana", (chissà perchè...), che non pare disposta ad alcun compromesso, neppure quando i tedeschi, - che non possono ignorare il valore paradigmatico di quanto detto come accettabile sulla Grecia-, lo sarebbero. 
Certo, una cosa è consentire a una Grecia, da sempre inoffensivo "agnello sacrificale" sull'altare dell'€uro-sogno, di riprendersi la sovranità; altra cosa è consentirlo ai principali concorrenti sui mercati UE, cioè all'Italia. Anche ora, cioè anche se l'apparato italiano è stato in buona parte "bombardato" a tappeto.

La condiscendenza tedesca sulla salvezza italiana fuori dall'euro non sarebbe probabilmente altrettanto concedibile: eppure, se "l'Italia" si ridestasse, a questo punto, ammessa la reversibilità dell'euro da parte tedesca, la Germania non avrebbe quasi nessuna arma, giuridica e nemmeno realisticamente economica, per impedire la Ital€xit.

10. Per questo, allo stato dell'evoluzione della questione del rabbioso tramonto dell'euro, si può dire che la transizione tra il 25 luglio e l'instaurazione della neo-Salò, prona autodistruttivamente ai tedeschi, (contro ogni evidenza ben nota persino ai tedeschi!), non è ben distinguibile nei fatti
Si può tentare di capirne più, in dettaglio, lo svolgimento in questi giorni convulsi di presa d'atto del collasso dell'euro-follia, come dimostra la ormai conclamata ingestibilità di TUTTI I COMUNI ITALIANI.

Quello che è certo è che, stante la granitica negazione delle VERE CAUSE DEL FALLIMENTO IN ATTO, sia il 25 luglio - cioè il tentativo ultimo del regime di salvare il salvabile trovando un capro espiatorio per autoperpetuarsi- che la neo-Salò (in tempi di guerra non guerreggita ma monetaria-finanziaria), non ce li toglierà nessuno.
Aspetto le vostre analisi con interesse...

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