
Europe’s Many Economic Disasters
1. La situazione è seria. Ma non ancora grave (ma lo diventerà presto).
Analizzarla in tutta la sua complessità geo-politica è un compito praticamente impossibile: il condizionamento mediatico occidentale, che seleziona, riformula e manipola i fatti, in una narrazione ossessiva, che spinge sempre e soltanto verso la direzione paradossale di confondere la democrazia con le politiche deflattive (che preserverebbero i consumatori e quindi, si dice, i lavoratori), è troppo intenso per poter avere un quadro fattuale completo e compiere una valutazione attendibile.
2. Prendiamo la vicenda portoghese.
Qui prendiamo le mosse dall'articolo del "solito"A.E. Pritchard sul Telegraph, tradotto da Voci dall'estero.
Il "pezzo"è sufficientemente eloquente e condivisibile, riportando elementi di comprensione che abbiamo più volte sottolineato su questo blog.
In pratica, sappiamo che il Presidente della Repubblica, Anibal Cavaco Silva, preferisce, dopo le elezioni, attribuire l'incarico al primo ministro uscente, che ha perso la maggioranza (pur conservando la sua formazione politica la qualità di partito maggioramente votato), - e dunque non può, con ogni probabilità ottenere la fiducia del parlamento-, pur di non consentire l'insediamento di un governo di effettiva maggioranza (parlamentare), formato dalla coalizione tra socialisti di Costa e le due formazioni di sinistra contrarie all'euro e al fiscal compact (le due cose, comunque la pensi Tsipras, coincidono nei presupposti e negli effetti socio-economici).
Questa la giustificazione di Cavaco Silva:
“In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dal sostegno di forze anti-europee, vale a dire quelle forze che hanno condotto una campagna per abrogare il trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il patto di stabilità e di crescita, oltre che per smantellare l’unione monetaria e portare il Portogallo fuori dall’euro, e voler lo scioglimento della NATO“.
3. Dell'analisi di Pritchard enfatizziamo (proprio nell'ottica di quanto viene spesso ribadito in questo blog), alcuni passaggi, dove abbiamo la conferma palese, se non sfacciata, di quanto evidenziato circa la propensione ad una democrazia del tutto particolare da parte della governance politico-finanziaria UE-mandatari "locali", che ha sottomesso i popoli europei:
a) Tavares (eurodeputato verde-radicale) ha detto che il presidente ha invocato lo spettro dei comunisti e del Blocco di sinistra come un “pretesto” per impedire alla sinistra di prendere il potere, ben sapendo che i due partiti avevano convenuto di abbandonare le loro richieste di uscita dall’euro, di lasciare la Nato e di nazionalizzazione delle leve fondamentali dell’economia con un accordo di compromesso per formare la coalizione;b) Il presidente Cavaco Silva potrebbe avere ragione a ritenere che un governo socialista in combutta con i comunisti farebbe precipitare uno scontro frontale con i mandarini dell’austerità della UE. Il grande piano di Costa di una reflazione keynesiana – guidato dalla spesa per l’istruzione e la sanità – è del tutto incompatibile con il Fiscal Compact della UE.Questo stupido trattato obbliga il Portogallo a tagliare il suo debito al 60pc del PIL nei prossimi 20 anni, in una trappola di austerità permanente, e a farlo proprio mentre il resto dell’Europa meridionale cerca di fare la stessa cosa, il tutto in un contesto globale di potenti forze deflazionistiche.c) La strategia di erodere l’enorme peso del debito del paese stringendo la cinghia in modo permanente è in gran parte autolesionista, poiché l’effetto denominatore di un PIL nominale stagnante aggrava la dinamica del debito.Ed è anche inutile. Quando la prossima recessione globale colpirà sul serio, il Portogallo richiederà una cancellazione di debiti. Non vi è alcuna possibilità che la Germania acconsenta all’unione fiscale UEM in tempo per evitare questo.d) Il presidente Cavaco Silva potrebbe avere ragione a ritenere che un governo socialista in combutta con i comunisti farebbe precipitare uno scontro frontale con i mandarini dell’austerità della UE. Il grande piano di Costa di una reflazione keynesiana – guidato dalla spesa per l’istruzione e la sanità – è del tutto incompatibile con il Fiscal Compact della UE.e) Cavaco Silva sta effettivamente usando il suo mandato per imporre un’agenda ideologica reazionaria, nell’interesse dei creditori e dell’establishment della UEM, e lo sta mascherando con incredibile faccia tosta come una difesa della democrazia...Il movimento Syriza in Grecia, il primo governo di sinistra radicale in Europa dopo la seconda guerra mondiale, è stato ridotto alla sottomissione per aver osato confrontarsi con l’ideologia della zona euro. Ora la sinistra portoghese si sta scontrando con una variante dello stesso tritacarne.I socialisti europei si trovano di fronte a un dilemma. Si stanno finalmente risvegliando alla sgradevole verità che l’unione monetaria è un’impresa autoritaria di destra che si è tolta il guinzaglio democratico, ma se agiscono secondo questa intuizione comunque rischiano che sia loro impedito di prendere il potere.
4. Un rapido commento aggiuntivo: il Portogallo ha il consueto problema di domanda interna sacrificata a un velleitario e irrealistico modello €-export-led, come evidenzia (se pure ce ne fosse bisogno per chi non sia in malafede) lo stesso Pritchard.
Tutto ciò si concretizza, come notava Krugman il 14 agosto scorso, in un mercato del lavoro flessibilizzato e mercificato, a crescente bassa qualificazione (è inevitabile in presenza della caduta degli investimenti e della spesa pubblica inscindibili dal paradigma €urocratico): quindi, distruzione delle competenze, emigrazione massiccia di giovani (specialmente qualificati) e crisi demografica; tutti caratteri che determinano, permanendo all'interno dell'UE-UEM, una condanna definitiva che porta al risultato della distruzione industriale irreversibile e all'alterazione della stessa identità di popolo, grazie al concomintante effetto della immigrazione, a salari ulteriormente stracciati, che, insieme con le politiche deflazioniste, è l'unica soluzione che l'UE è capace di proporre.
5. Veniamo alle elezioni che si svolgono oggi in Polonia.
Il succo del discorso, anche se non è coinvolta l'appartenenza all'area euro, non cambia molto.
I polacchi, anche nella precedente compagine governativa, oggi sfavorita alle elezioni (per quanto espressiva del Presidente del Consiglio UE, Tusk) tra l'altro, avevano già dato segno di non voler aderire all'euro: curiosa la giustificazione di ciò, cioè "noi non entriamo fino a che ne faccia parte la Grecia".
Ma il succo rimane che essere vincolati dal fiscal compact - riservato ai paesi UEM col suo apparato sanzionatorio e commissariale della sovranità nazionale -, e dover contribuire all'ESM facendo credito inesigibile per mantenere la solvibilità dei sistemi bancari dei paesi "core", non piace a nessuno.
O almeno alla maggioranza; anche se gli "allievi" polacchi di Friedman non capiscono come diavolo possa accadere...
6. Ma nella prospettiva del probabile ribaltone contrario al partito di Tusk ("Piattaforma...Civica") e favorevole a "Legge e Giustizia", del gemello sopravvissuto Kaczynski e di Beata Szydlo (candidata premier), incombe sempre il solito problemino della follia liberista sovranazionale intrisa di austerità, cambio fisso e immigrazione sostitutiva.
Ciò che, nell'avvicendarsi delle ondate di manodopera mobilizzata in funzione deflattiva (dei livelli salariali del paese di "accoglienza"), tipico del "fogno europeo", - cioè quello che Krugman definisce "The downside of Labor Mobility"-, i polacchi, di fronte agli ordoliberisti imperanti anche a casa loro,
Pres Tusk: opposition to austerity & ordoliberalism is ideological, anti-European illusion. This chart is an illusion pic.twitter.com/7PiKZIRnG9— Albert Broomhead (@albertjohn) 21 Luglio 2015
ordoliberisti, dicevamo, imperanti a casa loro, pur in assenza di adozione dell'euro, molto prosaicamente e in soldoni (che sono quelli che consentono di campare con dignità, anche se il capitalismo finanziario €-deflazionista non è d'accordo), i polacchi, appunto, tenderanno a votare preoccupandosi di non essere investiti sul loro territorio dalla concorrenza dei "migranti", e di non essere posti in concorrenza, al ribasso salariale, con i medesimi migranti nella loro aspirazione (dei polacchi), a emigrare nelle aree "ricche" dell'UE.
7. Ora, tutto questo verrà definito antidemocratico e populista: ma, certo, non lo è di più del disprezzo che nutre la tecnocrazia Ue verso i parlamenti, con la conseguente tendenza della stessa UE a farsi portatrice esclusiva delle preoccupazioni dei mercati finanziari, della stabilità monetaria, e degli immancabili investitori esteri, rendendo le elezioni, sempre più apertamente, un processo idraulico-sanitario hayekiano.
Dunque: o il voto è pro-€uropa, e quindi "vincola" all'adesione entusiastica al mercato del lavoro-merce, all'asservimento nazionale verso gli investitori esteri e agli stessi "creditori" esteri, oppure NON VALE.
Si ripeta finchè non vincono ESSI: oppure non si voti più, come piacerebbe a tanti, e la democrazia trionferà.
8. Almeno, come dice Pritchard (e anche noi) "fino alla prossima recessione globale".
SCENARIO D'ESTATE: IL MOLOCH NEO-LIBERISTA GLOBALIZZATO ALLE CORDE (ma da solo sul ring).
