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LA SCOMMESSA GIA' PERDUTA DELLA CRESCITA: MA IL "BANCO" VINCE SEMPRE...

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La crescita nel 2015? Questa è la vera ipotesi di "ultima istanza" che Padoan, a quanto pare, basa esclusivamente sulla "fiducia", inducibile, nelle speranze teorico-economiche e nelle intenzioni mostrate nel documento di accompagnamento della legge di stabilità inviato alla Commissione, dalle riforme strutturali a costo zero. 

Ma, a condimento del tutto, sul fronte interno della politica degli annunci, la vulgata del governo su questa legge di stabilità, si regge esclusivamente sulla campagna giornalistico-televisiva di sostegno che, alla fine si incentra solo su quanta spesa pubblica "improduttiva" occorra tagliare per poter ridurre le tasse e vivere felici.
Ma la verità è che il deficit pubblico passa dal 3% del 2014 al 2,9 del 2015, e, quindi, persino al netto del moltiplicatore, si avrebbe comunque un piccolo consolidamento che non può che essere recessivo. 

Ma, attenzione, riassumendo quanto detto negli ultimi giorni
a) che questi calcoli siano esatti dipende da se e come si conteggino gli innumerevoli balzelli in aumento disseminati in leggi diverse da quella di stabilità e a cui la stessa rinvia. In altri termini, tutti i calcoli di sgravio o taglio della legge di stabilità appaiono inficiati dal doversi coordinare con effetti sul 2015 di diverse leggi adottate nel 2014 - o anche prima- e che stabiliscono cose diverse, restrittive (compreso l'aumento dell'aliquota Irap mentre si prevede l'abbattimento della sua base imponibile), da imputare alle poste contabili derivanti dalla legge di stabilità attuale.
Es. n.1; effetti del taglio delle spese del 10% imposto ai ministeri con ricontrattazione al ribasso obbligata degli appalti in corso di esecuzione che, iniziata nel corso del 2014, si ripercuoterà sulla spesa pubblica tagliata nel 2015, portando all'effetto del moltiplicatore "doppio", che viene taciuto nella legge di stabilità col generico riferimento alla tentata copertura di tagli per 15 miliardi di cui abbiamo già parlato;
Es.n.2: aumento previsto della sovraimposta IRE regionale, in aggiunta a quello già operato nel 2014, che lascia alle regioni la facoltà di portarla ad un'aliquota "fino" al 3,3% (dal 2,3 "massimo" oggi vigente ed innalzato nel 2014), previsto dal decreto fiscale di aprile e che è la ragione per cui Chiamparino (ma pare si sia già calmato) aveva detto che un taglio di 2 miliardi li avrebbe obbligati ad alzare le tasse.

b) il tutto troverebbe una parziale conferma nel "tesoretto" di 3,4 miliardi, cioè un "avanzo" teoricamente non utilizzato nella legge di stabilità e che avrebbe dovuto servire per eventuali manovre di "bandiera espansiva" nel 2014: questa somma sarebbe utilizzata per portare la correzione del deficit 2015 a 0,3 punti di PIL circa, e, dunque, per concordare il placet della Commissione UE, nella versione Juncker, che slitterebbe quindi a novembre, dopo aver cercato di tirarla oltre il mandato di Barroso (che, per ragioni politiche "portoghesi", cioè volendo candidarsi in patria, non vorrebbe mostrarsi clemente con l'Italia).

Sottostante al tutto, la questione degli spread:se i tedeschi non useranno per l'Italia la stessa clemenza sicuramente riservata ai francesi e spaccheranno astutamente il fronte dei grandi paesi a rischio (di cui la Francia è il peccatore di gran lunga maggiore, in pieno vaudeville), la tendenza al rialzo attuale potrebbe essere acuita da un nuovo fenomeno di vendite da parte delle stesse "note" banche tedesche a cui seguirebbero, in accelerazione rispetto a quanto già ora stanno anticipando i mercati, anche gli altri investitori istituzionali e speculativi esteri.
Il ragionamento qui svolto, trova conferma in questo articolo di James Charles Livermore: anche riuscendo nel difficile passaggio di Bruxelles, la legge di stabilità porrebbe in salvo dall'aumento degli spread solo se garantisse la crescita sperata
E, ci dice, sono i media che "accendono" le banche focalizzandosi sui conti pubblici italiani: e dietro i media, aggiungiamo, c'è la mano della finanza che ama precostituirsi le informazioni privilegiate che preorientano i guadagni che si fanno scommettendo e tradando al ribasso sul debito sovrano.
Ma questa crescita non ci potrà essere, per la semplice matematica del moltiplicatore, quello che fa sì che "i conti non tornino mai".

E dunque la scommessa della propaganda mediatica, a rigore è già persa in partenza, ma solo se gli interessasse davvero la crescita: e non soltanto le "riforme" deflattive del lavoro e l'anticipazione pro-finanza della direzione degli spread. Tuttavia, sul piano interno, la vulgata verrà, come al solito, portata avanti fino all'ennesimo scontro con la dura realtà della prosecuzione della recessione nel 2015. Magari debole, ma sicuramente con aspettative praticamente certe di aggravamento nel 2016, l'anno del Dragone dell'IVA superaumentatae dell'attivazione delle clausole automatiche di correzione "recessiva" imposte dal fiscal compact
Dunque, al gran ballo degli spread, "in soldoni", si può reggere solo se si cresce per davvero (e non sulla fiducia) e non si può crescere senza moneta nazionale e senza un banca centrale che faccia gli interessi della comunità nazionale: cioè,in termini di competitività di prezzo nonchè di politiche monetarie a sostegno dell'intervento fiscale e industriale dello Stato sulla congiuntura sfavorevole perseguendo veramente l'occupazione ed il conseguente aumento della domanda.

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